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CAPONE Federico

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Federico Capone : la vita avventurosa di un protagonista del suo tempo

( 1849/1918 )

(Liberale, Deputato al Parlamento, scopritore delle miniere di zolfo, ricercatore e pioniere nei primi tentativi del volo)

(di G. Sabatino e R. Sarti)

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   La delibera, appresso riportata, contiene l’elogio funebre pronunciato in Consiglio comunale in occasione della morte di Federico Capone avvenuta nel giugno del 1918.

   I canoni del discorso celebrativo tenuto dal Sindaco, Nicola Sellitti, ricalcano ovviamente la cultura dell’epoca, fatta di una certa retorica la quale troverà, a distanza di pochi anni, la sua massima applicazione in epoca fascista, una retorica di cui sono piene le delibere di quegli anni, sempre intrise di richiami a idee di sapore propagandistico e autocelebrativo.

   Si tratta, nello specifico, di un solenne ed enfatico elogio ad un personaggio eclettico ma anche contraddittorio come Federico Capone : uomo di rango, persona “ per bene “, uomo del suo tempo ma anche libero dissacratore del pensiero scontato tanto da sedere in Parlamento (XV e XVI legislatura) nei banchi dell’estrema sinistra, in un contesto, fra l’altro, profondamente monarchico; uomo benestante e di riferimento nella comunità altavillese ma anche appassionato licenzioso, capace di abbandonarsi continuamente al sentimento amoroso passando attraverso il male ed il proibito senza perdere tuttavia la rispettabilità dei suoi concittadini.

   Di certo Egli fu uomo d’azione che “….aveva vestita la divisa rossa quando si unì ai volontari cui spettò il vanto di aprire, nella sconfitta di Mentana, la via di Roma …. (Antonio Mellusi)” uomo appassionato della ricerca scientifica, protagonista dei grandi eventi della sua epoca (battaglia di Bezzecca) e della vita politica italiana, autore di singolari scritti nei quali invenzione (Il problema del volo), gusto della storia, analisi sociale e politica (Una bandiera) danno testimonianza della sua profonda passionalità .

   E’ in questa continua ambiguità che si è consolidato nel tempo una specie di mito per questo personaggio verso il quale molti hanno guardato con atteggiamento marcatamente critico altri, invece, hanno espresso testimonianze di vero e proprio culto.

   Sicuramente Federico Capone fu un uomo propenso all’avventura, un personaggio fuori dalle righe, uno spirito libero, amante della bella vita ma anche appassionato del suo tempo.

   Personaggio affascinante, in definitiva, che ha suscitato molte leggende intorno a sé e di cui sono rimaste numerose testimonianze scritte sulle quali sarebbe interessante investigare.

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CC 1918 5 CaponeFederico 1MUNICIPIO DI ALTAVILLA IRPINA

Atti del Consiglio Comunale

Tornata Straordinaria

Verbale n° 5 del 12 agosto 1918

Il Sig. Barone Sellitti, in qualità di Sindaco, assume la Presidenza e invita i Signori Consiglieri a discutere l’ordine del giorno:

Commemorazione dell’On. Capone Federico

   Il Segretario Cav. Severini Luigi chiesta ed ottenuta la parola dice:

“Egregi Signor Sindaco, Signori Consiglieri.

   Consentite a me, modesto e vecchio Segretario del Comune di commemorare in quest’adunanza una spiccata individualità cittadina, testè scomparsa dalla scena della vita, e che pur fu fulgida stella di questo consesso prendendovi parte attivissima con nobiltà d’intenti e di azioni e propugnando sempre con ardore e con calore il miglioramento progressivo di questo paese che ebbe la fortuna di dargli i natali.

   Con ciò ho nominato il compianto Federico Capone, qui nato nel marzo 1849, anno in cui già le libertà politiche degenerate pei fasti del maggio 1848 subivano i primi colpi dell’opprimente ferocia borbonica.

   Federico Capone, posto a capo di un cospicuo patrimonio che con fervido ingegno seppe, nel corso della vita, centuplicare di valore, nonchè delle miniere solfuree scoperte nel 1872 e del molino idraulico sul Sabato, in antichi tempi del Principe di Capua e poi dei Gerolomini di Napoli, da molti si crede che egli con ciò possedesse il tocca e sana di ogni miseria paesana, ed i postulanti dopo la sua elezione a Consigliere comunale (nel 1872) furono tanti e sì insistenti e pertinaci che, non dandogli riposo, ne tregua di sorta, videsi costretto far porre un fermo all’ingresso del suo Casino sulla via Belvedere.

   Eppure, quanti e quanti, in quei tempi e dopo ancora ricorrevano a lui, chi occultamente e chi alla luce del sole, nessuno ne tornava a bocca asciutta e lui sempre munifico, sempre benefico, soccorreva ed appagava tutti per quanto era umanamente possibile.

   La sua comparsa in mezzo ai nostri già vecchi genitori, persone modeste e di più limitate aspirazioni. Egli nella pienezza della sua gioventù, piena la mente di alte idealità liberali e progressiste, fu l’argento vivo del Consiglio comunale, dove pure erano, come ognuno di noi ricorda, anche individualità di buoni studi, e tenace ingegno onde la sua azione innovatrice trovò un freno quasi paterno pur venendo secondato in tutti i suoi ideali fin dove era possibile coi scarsi mezzi del Comune, che come oggi, ancora si ritraevano dalla popolazione con civici balzelli sempre malgraditi.

   Con la sua spinta si ebbero allora:

- Nuove ricerche di acqua potabile nei Valli d’Alfi ed il Ciampone;

- La rifazione della Strada Fontana a sistema romano, facendo venire da Roma apposito stradino specialista che ospitò nella propria casa;

- Il progetto edilizio stradale dall’Ingegnere napolitano Morelli, col rilievo di tutto l’abitato e della campagna circostante, che per più mesi ospitò signorilmente nella casa (1877).

- L’istituzione, nel suo pioppeto, sulla Via Belvedere, di un tiro a segno ove la gioventù paesana avesse potuto, mercè il suo esempio ed incoraggiamento, addestrarsi nel maneggio delle armi per la difesa della Patria e per redimere, quando ne fosse giunta l’ora, i nostri fratelli irredenti tutt’ora soggetti all’iniquo giogo austriaco (1878);

- L’istituzione, in quartino del suo palazzo, di un circolo civile ove potessero convenire ogni sera ed affiatarsi le migliori persone del paese, decorandolo a tutte sue spese;

   Il suo fervido intervento nella cosa pubblica, le sue ardite iniziative, davano un impulso di vita nuova che entusiasmava la popolazione, per cui altri corpi opachi per natura cominciarono ad oscurarsi, e costoro vedendosi a Lui posposti gli furono cagione di forti disillusioni e di gravi amarezze che lo indussero a dimettersi da Consigliere comunale.

   Intanto la popolazione lo acclamava entusiasticamente come uomo di azione e di pensiero, e nell’ottobre di quell’anno 1882, con lo scrutinio di lista lo elesse Deputato al Parlamento Nazionale, mandato che gli fu riconfermato nelle elezioni politiche del 1886.

   Sono ancora memorabili le feste popolari che ebbero allora luogo in questo nostro paese, ove aveva importato in entrambe le elezioni la unanimità dei suffragi, ne a dire il danaro che profuse in opere di beneficenza a piene mani.

   Nel 1884, in Roma, accolse amorevolmente la Commissione Altavillese, colà recatasi per perorare con Lui e col compianto Avv. Cav. Cesare Caruso, egli altri deputati, On. Del Balzo, On. Di Marzo e S.E. Mancini, allora Ministro degli Esteri, una migliore ubicazione della stazione ferroviaria,già destinata in altro Comune fuori del territorio di Altavilla. Si riuscì ad ottenere ciò che si chiedeva, mercè l’assidua sua assistenza nella Capitale.

   S’interessò anche con grande amore per un migliore andamento della Strada Tufo-Altavilla, e per un sussidio straordinario al Comune per la Strada di accesso alla Stazione ferroviaria (Via Ferrovia) , che oggi sarebbe un fatto compiuto se non si fossero frapposti mille ostacoli alla esecuzione in base al progetto di allora.

   Rieletto Consigliere comunale nella adunanza del 20 settembre 1886 disse: “il nostro popolo non si deve illudere, e se esso brama di vedere veramente migliorato il paese con opere igieniche ed edilizie, queste è impossibile eseguirle coi scarsi mezzi ordinari i quali sono appena sufficienti pei servizi obbligatori imposti ai Comuni, quindi senz’altri mezzi adeguati i desideri di miglioramenti sono e restano utopie e sogni. Questa grande verità è rimasta sempre integra e s’impone tutt’ora ai tribuni da strapazzo, vecchi e nuovi.”

Chi non ricorda i soccorsi ed il concorso di Federico Capone prestato in occasione dell’infausta epidemia colerica del 1887, esponendo ogni giorno la propria vita per sollevare quelle di tante sventurate famiglie, fino a che egli stesso non venne preso dal morbo da cui dopo lunghe cure miracolosamente scampò?

   In sul finire dell’anno stesso il Ministro dell’Interno, allora S.E. Crispi, che lo teneva in grande stima per le sue doti non comuni, pei suoi nobili sentimenti e pel suo integro carattere, lo incaricò di premurare questo Consiglio comunale a provvedere con opportune opere al risanamento del paese. Egli subito ne scrisse al Sindaco del tempo, il compianto Cav. Domenico Bruno, il quale con apposita commissione, di cui ebbi l’onore di far parte io, coadiuvati allora efficacemente anche dall’On. Duca di San Donato, trattò col Municipio di Napoli per la concessione dell’acqua di Serino.

   Successivamente si ebbero i progetti pel risanamento dell’abitato dall’Ing. Cav. Sansone, quello per la riunione dell’acqua del Valle d’Alfi, delle sorgive Caruso al Bosco di Iaque, ed il progetto Biancardi pel trasloco del Cimitero oltre la Cappella di S. Maria di Costantinopoli, che approvato dalle autorità competenti, giace ancora, come gli altri in seguito nel nostro archivio municipale, sia per le opposizioni partigiane loro fatte, sia per la illusione pubblica di vedere che tutto fosse fatto per opera e virtù di Domine Dio o dallo Stato.

   Federico Capone fu per eccellenza altruista.

   Poteva tesoreggiare ed avere a sua disposizione milioni alle Banche. Invece profuse le sue ricchezze a destra e a sinistra, sempre signorilmente e senza ostentazione, serbando a se la minima parte. Tanto Egli viveva frugalmente, direi quasi alla Cincinnato!

   Dopo aver spese centinaia di migliaia di lire per un aerostato dirigibile, tollerò senza piatire e senza strepito, che uno straniero, che l’ora non consente di nominare, si appropriasse ed avvalesse del suo sistema, come si desume dal giornale londinese “Lossporten” del 25 febbraio 1908 e dall’”Idea Nazionale” del (...?)

   Federico Capone fu astro fulgidissimo del nostro paese, che spandeva luce e calore benefico intorno a se ed a quanti lo circondarono.

   Chi sa fra quanti altri anni ne spunterà un simile nel nostro orizzonte!

   Negli Altavillesi della sua epoca rimarrà perenne la di lui memoria, essi ricorderanno ai loro posteri con affettuosa devozione la simpatica e nobile figura della sua persona, come un mito sacro ai fasti di parecchie famiglie e del paese, onde alla sua fossa non mancherà di germogliare sempre rigoglioso il fiore della gratitudine umana.

Altavilla Irpina 12 agosto 1918.”

                                                                  Luigi Severini fu Michele

Il Consiglio Comunale

Ad unanimità si associa pienamente e delibera inviarsi sentite condoglianze alla famiglia, rappresentata dai figli Cav. Spartaco Maggiore d’Artiglieria, Bosforo Capitano in detta Arma; Vulture, Corso, Teodorico, ed il genero Cav. Galletti Tenente Colonnello della Regia Marina.

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