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Fiere, commercio ambulante e mercati storici di Altavilla

(di Giuseppe Sabatino e Raffaele Sarti)

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   Ad Altavilla, in passato, il commercio e la vendita furono regolati da una serie di norme contenute negli antichi statuti del 1576, sicuramente già in vigore in epoca ancora più antica. Il mercato si svolgeva originariamente nello spiazzo antistante la Chiesa della Ss.ma Annunziata, area piuttosto angusta ma evidentemente sufficiente per le esigenze della cittadina, propriamente detta piazza della verdura. Qui avvenivano giornalmente gli scambi e la vendita di cereali, frutta e ortaggi coltivati nell’agro altavillese.

   Per ogni altra necessità bisognava invece recarsi altrove e le piazze solitamente frequentate dalla gente di Altavilla erano Atripalda dove si acquistavano per lo più stoffe o comunque vestiario, Montesarchio dove invece ci si procuravano carni da macello, prodotti caseari, cereali ma anche arnesi da utilizzare in agricoltura, oppure Montefusco dove ci si riforniva soprattutto di vasellame da cucina.

   Di sicuro, a seguito di un forte aumento della popolazione e di un certo diffuso benessere che segnarono gli anni intorno alla fine del ‘600, gli altavillesi - come testimoniano le fonti d’archivio - cercarono di dare vita, già nei primi anni del ‘700, ad un mercato settimanale, da tenersi il venerdì, che richiamasse in loco gli abitanti del circondario. L’avvio e l’impegno profuso per la buona riuscita dell’iniziativa sono ampiamente documentati dalle spese occorse per gli avvisi ed i banditori inviati nelle terre convicine, a totale carico dell’Università .

   Successivamente, con reale decreto del 2 marzo 1826 il Comune di Altavilla viene finalmente autorizzato a “…celebrare un mercato di venerdì, in ogni settimana…”, autorizzazione confermata con successivo decreto del 5 agosto 1830. Con altro disposto del 10 ottobre dello stesso anno, viene poi ulteriormente autorizzata una fiera, detta di San Pellegrino, da svolgersi tra il 26 ed il 28 agosto di ogni anno, diversa tuttavia da quella molto più antica di San Bernardino che aveva luogo dal 16 al 19 maggio.

   Numerose testimonianze, a proposito di quest’ultima importante fiera, ci documentano addirittura della presenza di banchi coperti e punti vendita realizzati a spese dell’Università, messi a disposizione dei venditori che si portavano nella cittadina con le loro mercanzie. Bene documentata è poi anche la festa di San Bernardino, sia quella civile la quale rappresentava un evento annuale di grande importanza e di forte impatto emozionale, specialmente per l'assegnazione delle doti di maritaggio, solitamente allietata da spari e piccoli gruppi di suonatori ( tamburo e cornamusa) e sia quella religiosa contrassegnata dalla processione, da messe cantate e dalla lettura di panegirici e omelie, tenute da importanti predicatori. Una festa, la quale si concludeva con l’esposizione in Chiesa dell’argenteria del Santo che veniva sorvegliata, custodita e protetta, di giorno e di notte, da persone a tale scopo retribuite.

   A distanza di pochi anni dal decreto del 1826, il Comune si attiva tuttavia affinché il mercato del venerdì, poco frequentato da forestieri per il fatto di svolgersi in giornata lavorativa, fosse spostato alla domenica e ciò avviene con delibera della Giunta Municipale del 9 settembre 1861.

   Ha inizio da questa data una lunga tradizione del mercato domenicale la quale ancora oggi sopravvive sebbene non siano mancate nel tempo difficoltà di vario tipo tra cui quella messa in campo dalla vicina Tufo che tentò, all’inizio del secolo XX, di ottenere eguale autorizzazione per un mercato e fiera domenicale. Contro tale richiesta, la Giunta Municipale di Altavilla, chiamata ad esprimere il proprio parere così come certe norme prevedevano riguardo ai mercati, si oppose con delibera del 20 luglio 1900, condizionando negativamente - in questo modo - l'autorizzazione prefettizia a favore di Tufo vista la  mancata concertazione tra i paesi confinanti.

   Nel 1908 il Prefetto di Avellino, dietro forti pressioni esercitate dai commercianti del Capoluogo, invitava il Consiglio di Altavilla a deliberare lo spostamento del mercato domenicale in altro giorno della settimana, secondo quanto previsto dall’art. 7 della legge 7 luglio 1907 n.489.

   La delibera che segue compendia molto bene le motivazioni addotte dal Comune di Altavilla per ribadire la volontà di mantenere il mercato domenicale.

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MercatoDomenica CC8 1908MUNICIPIO DI ALTAVILLA IRPINA

Atti del Consiglio Comunale

Sessione Ordinaria di Primavera

Verbale n° 8 del 5 maggio 1908

Il Cav. Bruno Beniamino...............assumendo la Presidenza, e levatosi in piedi dice:

“In nome di Sua Maestà Vittorio Emanuele III, per grazia di Dio e per volontà della Nazione – Re d’Italia – dichiaro aperta la Sessione ordinaria primaverile del Consiglio comunale di Altavilla Irpina ed invito i convenuti a deliberare sul seguente ordine del giorno”.

- 1° Ratifica di deliberazione della Giunta Municipale per prelevamento dal fondo di riserva pel Bilancio 1908.

........ omissis...........

- 2° Mantenimento del Mercato domenicale

   Il Signor Presidente fa dare lettura al Consiglio della nota Prefettizia 2 aprile p.p. n. 8716, con la quale in seguito a reclamo di alcuni negozianti di Avellino, ed in vista dell’art. 7 della Legge sul riposo festivo, si domanda se non sia il caso di spostare il mercato che qui si tiene la domenica, in altro giorno della settimana;

Il Consiglio

   Dopo animata e calorosa discussione fa rilevare all’alto senno ed equità dell’Ill.mo Sig. Prefetto della Provincia:

1° - Che i negozianti di Avellino non possono pretendere il monopolio del Commercio. Essi trovandosi nel Capoluogo della provincia, ove tutti i giorni si accorre per affari nei varii ufficii e per acquisto di merci godono, perciò solo, di un vantaggioso movimento commerciale, e probabilmente corrispondendo meno tributi di quelli dei Comuni convicini ai quali senza alcuna o debole influenza tarda e stentata arriva la giustizia e l’equità.

2° - Che nessuna diminuzione e nessun pregiudizio loro arreca il mercato domenicale di Altavilla, tanto che questo anche dopo la legge sul riposo festivo vedesi frequentato da quello stesso numero e ceto di venditori ambulanti di panni e cenci vecchi che prima vi accedevano;

3° - Che nel corpo della settimana in tutti i paesi che circondano Altavilla si celebrano mercati; il lunedì in Montesarchio; il martedì in Tufo, Avellino, Benevento; il mercoledì a Prata; il giovedì in Atripalda; il venerdì in Chiusano e San Giorgio la Montagna, il sabato in Avellino e Benevento, quindi niun giorno libero vi sarebbe per Altavilla;

4° - Che la popolazione rurale paesana e dei Comuni convicini tutti i giorni della settimana lavora la campagna e la domenica, unico giorno libero per essa, si reca in paese per la Santa Messa e per fare nel mercato le sue ordinarie provviste di quanto le bisogna nel corpo della settimana;

5° - Che perciò lo spostamento di questo mercato che da circa mezzo secolo si tiene nella domenica, in altro giorno della settimana, sarebbe lo stesso che paralizzare di un sol colpo la vita economica di questo Comune strozzandone l’unica risorsa con gravissimo pericolo per l’ordine pubblico.

Su siffatte considerazioni – ad unanimità di voti

Delibera

   Che sia mantenuto fermo il mercato settimanale nella domenica, sia perchè niun pregiudizio arreca al ceto commerciale di Avellino per se stesso privilegiato; sia pel grave danno che ne risentirebbe questa popolazione che ha pure il diritto, in tempi di libertà, di veder mantenuto inalterata l’unica istituzione che dà vita alle sue piccole industrie, e che dà aggio di fare le provviste ordinarie alimentari con maggior libertà di scelta e di prezzi; sia infine perchè la legge sul riposo festivo, applicabile alle aziende commerciali che abbiano personale salariato alla loro dipendenza, non ha voluto certamente arrecare offesa alla libertà commerciale, nè ha il fine di distruggere secolari istituzioni, già entrate nelle abitudini delle popolazioni rurali, specie quelle del mezzogiorno, alle quali la sapienza dei legislatori di altri tempi, seppe conciliare a loro prò l’osservanza del precetto del decalogo, Santificare le feste, come e quando possono, col comando del mercato onde provvedersi di quanto loro occorresse per la vita durante la settimana di lavoro.LOGOridotto