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LA RIVOLTA DI VOLTURARA

Edmondo Marra

 

Il 1861 cambia la storia.

Scompare il Regno delle Due Sicilie con il suo Re Francesco II di Borbone e si arriva all’Unità d’Italia in un vortice di avvenimenti che interessano tutte le popolazione del Sud con migliaia di arresti e di morti ammazzati. Chiunque si oppose venne punito in modo severo e relegato in posti secondari della scala sociale a meno di un ravvedimento che prima o poi arrivava  , chi fiutò il vento del cambiamento o anelava di già ad un’Italia liberale contro l’assolutismo borbonico divenne classe dirigente negli anni a seguire….

Gli avvenimenti di Volturara furono tanti e decisero il destino di tanti.

Resta il bisogno di distinguere tra i fatti politici che si riconoscono nella rivolta del 7 Aprile 1861 con centinaia di arresti ed il successivo fenomeno del brigantaggio che trae motivazioni nel disorientamento dei soldati sbandati tornati a casa dopo lo scioglimento dell’esercito borbonico , nella miseria , e nella scelta di una vita alla macchia di fronte ad un ordine di arresto emanato in contumacia , magari su delazione dei notabili, verso chi aveva gridato di non volere i piemontesi stranieri nel periodo precedente la rivolta o durante la rivolta stessa.

1860

Garibaldi da Quarto con mille uomini sbarca a Marsala in Sicilia ed avanza senza troppe difficoltà verso Napoli , Capitale del Regno delle Due Sicilie.

1 Luglio

Re Francesco II di Borbone richiama la Costituzione del 1848 concessa dal padre Ferdinando IV

7 Luglio

Francesco II istituisce la Guardia nazionale. Ne fanno parte i cittadini con censo da 30 a 55 anni.

7 Settembre

Giuseppe Garibaldi salendo dalla Sicilia entra in Napoli assumendo la carica di Pro dittatore.

A Volturara viene arrestato per voci sediziose Ignazio Nardiello.La sua cattura viene deplorata da Matteo Marino,fratello del Parroco Don Angelo.Infatti incontrando sulla Spiezeria Don Ferdinando De Cristofaro,primo Tenente della Guardia Nazionale,gli dice “si fotta Vittorio Emanuele e Garibaldi e quilli che lo vonno”.Non solo, nello stesso giorno incontrando alla “ Via nova “ Don Achille De Cristofano e Don Pietroantonio Pennetti grida che le coppole delle guardie nazionali devono essere scassate. Alessandro Picone ed il fratello Luigi fomentano i giovani a ribellarsi. Il Sindaco Don Gennaro Vecchi ,fiutando il pericolo , avverte il Governatore di Avellino.

29 Settembre

Festa di San Michele con processione annuale che l’Arciprete Don Alfonso Maria Pennetti fa svolgere nonostante gli altri preti siano contrari per paura di tumulti popolari. D. Pietroantonio Di Meo , sacerdote , nell’Aprile dell’anno successivo , interrogato dal giudice in seguito alla sommossa , accusa l’Arciprete di cui è nemico personale , di essere filo borbonico e di aver incitato la popolazione contro i notabili ed il Clero invitandoli ad occupare le terre e a non pagare la Decima, tassa ecclesiastica .

Don Pietroantonio De Meo ed il suo collega Don Vincenzo Masucci fu Sebastiano dicono anche di essere scampati all’ira della plebe aizzata contro di loro dall’Arciprete Pennetti per puro miracolo e che l’arciprete si circondasse di 15 persone armate fino ai denti.

In effetti D. Pietroantonio odiava l’arciprete ,proprio perché aveva vinto a suo discapito il concorso per l’Arcipretura. Lo stesso Arciprete avrebbe detto “ ritiratevi che oggi è cattivo tempo” in segno di velata minaccia .Mariano Salerno in una deposizione al giudice afferma che Don Pietroantonio e l’arciprete sono  inimici perché insaziabili.

21 Ottobre 1860

Plebiscito per l’annessione del Regno delle Due Sicilie al Piemonte.

Contemporaneamente si scatenano in varie zone del Sud sommosse e manifestazioni,protago-nista il popolo lasciato fuori dal voto,

appoggiato dagli ecclesiastici fedeli ai Borbone (Carbonara,attuale Aquilonia;Castelvetere;Borgo di Sant’Antonio Abate in Napoli).

A Volturara in Piazza Don Achille De Cristofano,Farmacista, non solo non vota ma dice a Vincenzo De Feo ed ad altri presenti di voler andare ad uccidere tutti i Piemontesi,compreso suo fratello. Non votano tra gli altri l’impiegato comunale Mariano Santoro, e Vincenzo Pennetti,il segretario comunale.

9 Dicembre

Alessandro Picone entra nel posto di guardia invitando i militari ad inneggiare a Francesco II.

1861

8 Gennaio

Acquisto e messa in opera nel posto di Guardia in Piazza dello Stemma di casa Savoia e dei ritratti del Re Vittorio Emanuele II e Giuseppe Garibaldi, ad opera del Comune.

Febbraio

vengono arrestati e trasferiti al carcere di Parolise per voci sediziose Raffaele Risolo fu Nicola e suo figlio Angelo Salvatore insieme a Generoso Marra di Giovanni.

12 Marzo

i pastori Domenicoantonio De Napoli e Nicola Dello Russo da Chiusano verso le ore 22 nella contrada Carifi , in quel tenimento, sono sorpresi da sei individui tutti avvolti in tabarri di color zeprino,con cappelli neri alla contadina ,dei quali cinque vestono calzoni di cotone cenere ed uno di color grigio,tre armati di corte carabine e tre altri di scuri. I pastori cercano di fuggire , ma i ladri li accerchiano ed uno di essi scarica pure un colpo di carabina contro Dello Russo , i cui proiettili gli fanno cadere il cappello di testa. Ma altro colpo di arma da fuoco è allo stesso Dello Russo vibrato dalla parte di dietro , carico a palla, ma non l’offende. Pensano quindi fermarsi , e tre de  ladri si avvicinano al De Napoli e gli rubano un cappotto zeprino ,una camiciola di cotone bianco ,una fascia di merinosse ,un fazzoletto , due pecore ed una scure , del valore totale di ducati tredici e grana quindici. A Dello Russo involano eziandio un cappotto zeprino , una camiciola di scarlatto, un paia di pendenti d’oro , un rotolo di pane, tre coltelli , un fazzoletto, una salvietta, e due monete di rame di un grano l’una , del valore totale di ducati otto.

I derubati ritennero essere gli aggressori di Volturara , ma non li riconobbero. In quella congiuntura riportarono entrambi ferite giudicate lievi.

Con la istruzione è rimasta assodata la prova generica né modi legali, e la specifica ha fatto risultare che gli aggressori fossero stati Elia Petito di Bonaventura , Nicola Montefusco fu Teodoro,

Ferdinando Candela fu Luigi , Pietro De Feo fu Biase e Vincenzo Pisacreta fu Angelo. Il sesto è rimasto ignoto. ( E’ la banda di Giuseppe Nardiello,di cui fanno parte anche Gaetano Picardo e Giuseppe Marino).

15 Marzo

Don Mariano Coscia arriva a Volturara per fare proseliti alla rivolta che si sta preparando. Strada facendo confida a Nicola Raimo,non sapendo che e’ una spia dei FiloSabaudi,di avere duecento persone a Montella,cento a Montemarano,cinquanta a Castelfranci pronte a muoversi per il ritorno sul trono di Francesco II e che una flotta straniera sta per arrivare a Manfredonia per capovolgere la situazione.Giunto a Volturara,e’ ospite del sacerdote Don Michele Candela,cui chiede 800 ducati in prestito per assoldare gente.

19 Marzo

a Torino si dichiara l’Unita’ d’Italia. Il debito nazionale ammonta a 450.000.000 di lire.Una paurosa epidemia di vaiuolo semina morte e paura in Volturara

2 Aprile,Martedì

Nicola Raimo riferisce a D. Serafino Soldi quanto e’ riuscito a sapere dai cospiratori dicendogli  di mettere in guardia il Governatore Nicola De Luca.

3 Aprile Mercoledì

Alessandro Picone si aggira per le vie del paese con una bandiera bianca,simbolo dei Borbone.

4 Aprile Giovedì

dopo pranzo Matteo Marino Cassiere dei Luoghi Pii,Pasquale Zirpolo ed il figlio Vincenzo Luigi,Nicola ed Alessandro Picone vanno a giocare con un mazzo di carte nuovo nel posto di Guardia. Li controlla Don Ferdinando De Cristofano che rifiuta di giocare con loro perché filoborbonici. Escono in piazza e Matteo Marino,ubriaco scassa la coppola a Giuseppe Di Meo,falegname, sergente della G.N. che alla loro domanda”Viva a chi?” aveva risposto “viva a Garibaldi”. La notizia del gesto fa il giro del paese infuocando gli animi.

Nello stesso giorno Bernardo De Cristofano,di ritorno da Atripalda, si fa vedere con una coccarda rossa sul cappello.

5 Aprile,Venerdì

Don Nicolino Coscia,fratello di Don Mariano , e vera anima della rivolta,arriva a Volturara di prima mattina per mettere a punto i dettagli della sommossa.Non indossa abiti talari,ma un mantello scuro,con una barba folta ed un cappello all’italiana per non farsi riconoscere dato che e’ ricercato per attentato allo Stato.

Incontra Luigi e Angelo Solito ed altre persone tra le quali Generoso Sarno in via Campanaro.

Nicola Raimo avverte il primo Tenente della Guardia Nazionale Ferdinando De Cristofano della pericolosità del sacerdote.Stanno per fermarlo , ma la presenza del fratello del Tenente, Salvatore che va’ a salutare Don Nicolino,sua vecchia conoscenza a Napoli li fa’ desistere dall’intento. Don Nicolino va nella Farmacia del Don Achille De Cristofano accettando un bicchiere di vino, quindi si ferma in Piazza a parlare con i suoi tanti amici.Saluta Don Achille de Nicolais,tirandogli l’orecchio perché non lo aveva riconosciuto ed insieme a Don Nicola Gallo vanno nel Caffè,dove sono raggiunti dal sacerdote Don Nicola De Feo,suo vecchio amico nel seminario di Nusco.Questi lo invita a casa a pranzo.

Mentre Don Nicola De Feo va a officiare il funerale di Don Pasquale Masucci,medico morto a trenta anni ,Don Nicolino ne approfitta per andare a salutare il parroco Don Angelo Marino,suo vecchio amico dai tempi del Seminario di Nusco,poi si reca al Freddano dove incontra in un sottano Alessandro e Luigi Pitone,Matteo Marino, Angelo e Luigi Solito.Insieme a loro si avvia verso il Dragone parlottando e preparando il piano della sommossa.

Ritorna a casa di Don Nicola De Feo che lo sta aspettando a pranzo insieme a suo padre Michele ed al fratello Giovanni,speziale manuale.

In tarda serata torna a Chiazzano,facendo perdere le proprie tracce, Afferma a degli amici che ricomparirà in pubblico il 13 Aprile, giorno del ritorno di Francesco II sul trono di Napoli.

7 Aprile Domenica LA RIVOLTA di Volturara

A prima mattina Luigi Picone si presenta in piazza con una penna rossa sul cappello in segno di provocazione.

Alle 17 Giovanni De Feo,seguito da altre persone gira inneggiando a Francesco ZII.

Ore 21,30 sul ponte del Freddano Giovanni De Feo fu Andrea grida “Viva Dio,Viva francesco II” al passaggio del parroco Don Angelo e di Don Nicola Marra che escono dalla Chiesa di San Sebastiano, scappando sotto i Portoni.Davanti alla casa di Domenico Zipolo fu Carlo, Alessandro Pitone chiede a Don Angelo “Compà viva a chi?” ed il parroco gli dà una risposta evasiva dicendogli di badare di più alla dottrina insieme ai ragazzi che stanno con lui.

Alle 22,45 Pietro Candela,dalla finestra di casa  vede un gruppo di giovani visibilmente eccitati davanti al fontanino del Freddano vicino alla casa dei Picone che parlottano tra di loro. Sono Alessandro e Luigi,Vincenzo e Angelo Mele,Nicola Marra  Bottino,Raffaele Cutillo con il figlio Pasquale. Alessandro e’ armato!

In quel mentre dal Candraone compare Raffaele Del Percio armato di scure che al grido di Viva Francesco II invita tutti alla rivolta.

E’ IL SEGNALE!

Pasquale Cutillo va a prendere una pertica,Nicola Marra un fucile ed un panno bianco che issa alla pertica in segno di bandiera,la danno in mano ad Angelo Mele ed incominciano a muoversi verso il Freddano gridando a squarciagola,girano per via Croce si dirigono al Carmine.Si forma una folla eccitata e determinata.Vanno per la Pozzella sparando in aria e tirando sassi alle case dei notabili.

Le guardie nazionali si eclissano ,per timore di soccombere.

Arrivano in Piazza in centinaia e centinaia,molti i giovani . Tentano di sfondare il portone di Don Leonardo Masucci (vi si trova nascosto la spia Nicola Raimo) vicino al Tiglio,ma non vi riescono,si dirigono al posto di Guardia rompendo le effigi di Vittorio Emanuele e Garibaldi. Raffaele Del Percio e Giuseppe Nardiello zeza con una scure mandano in frantumi lo stemma dei Savoia. Prendono fucili,mentre altre armi le requisiscono ai notabili . Angelo Usignuolo armato bussa al portone di Don Nicola Marino per farsi consegnare altre armi .

Matteo Masucci e Matteo Picardo vanno verso il carcere, puntano le armi al collo del custode Pellegrino Scioscia di Altavilla e liberano i detenuti Nicola e Giovanni Sarno,cugini ,e Lorenzo Pedicino.

Il Sindaco Don Gennaro Vecchi sta a casa di Alessandro Masucci padre del cognato Pasqualino,morto il giorno prima. Avvertito della situazione riesce a raggiungere la casa e tapparsi dentro.

Don Ferdinando De Cristofano si nasconde nel primo buco che trova:il botteghino di Sebastiano De Cristofaro.

La folla sempre più numerosa continua a percorrere il Freddano in cerca di proseliti. Ormai i rivoltosi sono intorno ai mille.

Sparano,gridano,inneggiano ai Borbone,sfogano la loro rabbia contro chi si e’ venduto ai Piemontesi.

Verso le 23,30 Don Salvatore Sarno,Don Nunzio Pasquale e Don Nicola De Cristofaro di ritorno da Salza dove si sono recati per votare il deputato al Parlamento vedono l’immensa folla che

percorre le strade inneggiando a Francesco II ,issando bandiera bianca e ,presi dalla paura ,scendono ad Avellino per avvertire le Autorità di quello che sta accadendo.

Rimangono feriti verso mezzanotte Nicola Montefusco e Carmela Giliberti.Il vino incomincia a scorrere. Alessandro Picone si ferma a bere nella cantina di Antonio Pennetti.Fino alle due,alle tre di notte i rivoltosi presidiano il paese.

8 Aprile

ore 9 . Il Governatore di Avellino Nicola De Luca arriva a Volturara, con 50 Piemontesi della quarta Compagnia del 30° Reggimento e con guardie nazionali di Atripalda, Bellizzi, Santa Lucia

Santo Stefano e Candida,quest’ultime guidata dal capitano Michele Tagle, famigerato filosabaudo.

La gente presa dalla paura scappa sulle montagne. L’ordine e’ di arrestare tutti i rivoltosi. Viene perquisita la casa di Vincenzo Mele al Freddano da Don Salvatore Sarno,che riceve tre colpi di fucile che lo sfiorano. Dalla montagna ricevono colpi di fucili anche coloro che vogliono aprire la casa dei Picone. I Piemontesi iniziano una caccia all’uomo sparando a vista contro chiunque resiste o si da’ alla fuga.

Ore 9,30 viene ucciso con una fucilata il giovane Giovanni Volpe che tentava di scappare sopra il mulino. Viene ferito”abbascio lo freddano” fuori dall’abitato Nicola Di Meo alla spalla dx da due Piemontesi che gli avevano intimato l’Alt.

Generoso Picone fu Angelo,avvertito da Alessandro Picone scappa ma viene raggiunto da un colpo sparato da un piemontese che chiama rinforzi. Lo feriscono ancora in varie parti del corpo con quattro fucilate.

Ore 10 Il Governatore telegrafa ad Avellino annunciando la repressione e la morte di un rivoltoso.

Sul Comune il Sindaco D. Gennaro Vecchi segnala ad uno ad uno i nomi dei rivoltosi al maggiore dei Piemontesi Gioacchino Orta 

Alle 10,30 Emanuele Salerno,mentre si reca da Giovanni Salerno per farsi prestare l’asino,al Crocevia davanti alla cantina del fu Domenicoantonio Salerno viene colpito al braccio da una fucilata dei Piemontesi che al suo tentativo di fuga gli intimano l’alt.

Viene ferito alla testa ed al braccio anche Giosué Marino,mentre con zappa in spalla va a seminare le patate.

Matteo Masucci di 20 anni dopo aver dato da mangiare alle mucche si apparta per un bisogno fisiologico dietro una siepe. Richiamato da due guardie nazionali forestiere mentre si alza viene colpito da una fucilata che lo ferisce dietro l’orecchio sn.

Verso mezzogiorno la situazione si calma.

Vengono arrestati Matteo Marino ,Don Angelo Marino il parroco nella sagrestia mentre si appresta a celebrare messa,Don Alfonso e Don Mattia Marra,Alessandro Risolo,soldato sbandato,Sebastiano Solito,Alessandro Marino,Leonardo De Cristofano fu Nicola e suo figlio Giovanni,Nicola Marra fu Ferdinando,Bernardo De Cristofano fu Eugenio,Nicola Cutillo di Giuseppe,Raffaele De Feo di Antonio,Michele de Feo fu Ferdinando,Lorenzo Marano fu Pasquale,Vincenzo Masucci fu Antonio,Antonio Di Meo fu Stefano,Ignazio Nardiello fu Giovanni,Filippo Di Meo fu Vincenzo,Luigi Raimo fu Michele,Giuseppe Raimo di Filippo,Matteo Masucci di Bonaventura ferito,Gennaro Pennetta fu Michele,Giovanni Masucci fu Andrea,Giacobbe Marra di Aniello,Emanuele Candela fu Domenico,Nicola Raimo fu Domenico,Raffaele Conte di Andrea,Domenico Raimo di Nicola,Agostino Cianciulli fu Giuseppe,Nicola Montefusco fu Lorenzo,Giosuè di Marino fu Nicola, Luigi di Genua ,Rosario di Genua , Antonio Buonopane,Antonio Pennetti fu Michele,Domenico Ninno di Antonio,

Vengono perquisite le case di Rosa Marino,moglie di Alessandro Marra di Ermenegildo;Vincenzo Di Meo;Rosaria Masucci,moglie di Vincenzo Mele;Gaetana Picone,madre di Alessandro e Luigi. Alcuni oggetti d’oro vengono rubati da una guardia nazionale di Chiusano,Felice Grasso,che viene subito arrestato insieme ai rivoltosi e processato per direttissima.

Ore 13 un terzo telegramma del Governatore ad Avellino fa capire che la situazione e’ sotto controllo.

Continuano le perquisizioni e gli arresti per tutto il pomeriggio e nei giorni seguenti,dietro la delazione dei vari “Don”.

Viene celebrato per direttissima un processo a carico di Felice Grasso di Chiusano,guardia nazionale venuto a Volturara al seguito del Governatore Nicola De Luca,accusato di furti in varie abitazioni perquisite fra le quali quelle della madre di Alessandro Picone e di Vincenzo Mele.

9 Aprile

condizioni meteorologiche pessime con pioggia vento e neve rendono la vita difficile ai fuggiaschi sulle montagne. 

10 Aprile

il Governatore rientra ad Avellino da Volturara

11 Aprile

D. Scipione Capone capitano della Guardia nazionale di Montella in una lettera afferma che circa duecento volturaresi si sono dati alla macchia dopo la repressione e che essi rappresentano un pericolo costante perché capaci di organizzarsi in bande armate.

Arresta nel suo territorio Raffaele Cutillo e lo consegna alla G.N. di Volturara.

15 Aprile

si consegnano ai due Capitani della guardia nazionale di Volturara D. Leonardo Masucci e D.Vincenzo Luciani due ricercati Giuseppe Cutillo e Mattia Mele.

Vengono arrestati dagli stessi Salvatore Di Meo di Nicola,Giovanni Di Feo fu Andrea,Michele Manfra di Vincenzo ed Emanuele Salerno di Giuseppe,soldato sbandato,ferito ad un braccio.

17 Aprile

vengono catturati in contrada Laura Nicola Marra e Raffaele Del Percio ,dopo accerchiamento e su suggerimento di Nicola De Cristofano fu Michele.,tenente della G.N.

Notevole l’apporto degli altri due ufficiali Marco Marrandino e Salvatore Sarno.

Nello stesso giorno Il giudice Vigorita a Volturara per trovare i responsabili della rivolta per prima cosa chiama a testimoniare il Sindaco Gennaro Vecchi che ,dopo aver detto di aver avuto un lutto in casa per la morte del cognato Pasquale Masucci e di non aver assistito alla rivolta ,accusa Matteo Marino e Alessandro Picone come capirivolta,Nicola Marra,bottino, Angelo Mele,Raffaele Del Percio,Giuseppe Nardiello,Pietro di zeza ( De Feo)come rivoltosi.

Su Matteo Marino fu Giuseppe dice in particolare che non partecipò in prima persona alla rivolta,ma era pessimo in idee politiche. Dedito al vino. ( Ferdinando De Cristofano, tenente della G.N. e fratello di Achille,il farmacista dirà che per pubblica voce è il fautore delle rivolta.)

Su Nicola Marra di Angelo,bottino. Colpevole. Diede la bandiera e fu uno dei capi. Pessimo in politica ed in morale.

Raffaele Del Percio di Giuseppe fu uno dei capi. Colpevole. Pessimo in morale ed in politica. Ruppe lo stemma dei Savoia al corpo di guardia.

Angelo Mele,carpato,portava la bandiera.

Sugli altri arrestati dice che

Nicola Montefusco fu Teodoro,soldato borbonico sbandato. Cattivo in morale,pessimo in politica. Colpevole di aver preso parte alla rivolta.

Mariano Risolo fu Giuseppe colpevole per aver partecipato alla rivolta .Secondo Michele Liotti aveva rotto lo stemma nel corpo di guardia.

Giovanni De Feo fu Andrea Colpevole. Fu il primo a gridare contro Vittorio Emanuele e Garibaldi e fu sgridato dal Parroco

Raffaele Cutillo fu Alessandro colpevole. Pessimo in politica ed in morale. Fu uno dei primi.

Angelo Usignuolo colpevole denunciato da Vincenzo De Feo di Montella,dedito al furto. pessimo Armato di baionetta.

Antonio Buonopane fu Vincenzo innocente.

Giovanni ed Agostino Cianciulli dubbio.

Raffaele Conte di Andrea Innocente

Giuseppe Cutillo fu Alessandro. Difettoso in morale. Dubbio. gridò con gli altri.

Leonardo Cutillo di Giuseppe , dedito al vino , di idee liberali. Innocente.

Nicola Cutillo dubbio. Per Ferdinando De Cristofano gridò con gli altri.

Emanuele Candela fu Domenico Innocente. Era stato arrestato perché un soldato

piemontese lo accusava di avergli sparato.

Antonio de Pascale fu Salvatore , torrecchia, difettoso in morale. Innocente .

Bernardo De Cristofano è innocente.

Leonardo De Cristofano fu Nicola ,non partecipò. non buono in politica. Aveva un fucile in casa

Giovanni de Cristofano. sordomuto .Innocente

Michele De Feo fu Ferdinando,peperino, colpevole con riserva. Per Salvatore Sarno colpevole

Giovanni De Feo fu Nicola ex gendarme. Dubbio

Francesco De Feo fu Nicola dubbio

Angelo Del Percio di Giuseppe ,sciarella, è innocente,anzi si oppose ai reazionari.

Antonio De Meo fu Stefano .Innocente

Filippo De Meo. Innocente . Arrestato per avere in casa un fucile alla paesana.

Giovanni Di Meo. accattone. Dubbio.

Pasquale De Meo fu Angelo Innocente

Salvatore Di Meo di Nicola dubbio.

Luigi Di Genua di Montella. Venuto a trovare lo zio Emanuele Candela. Innocente.

Rosario Di Genua Innocente,come il fratello Luigi.

Giovanni Ingino di Angelo è innocente anzi avverso ai reazionari.

Domenico,Giosuè e Nicola Lomazzo . Accattoni.

Michele Manfra o Santoro, pisciricolo ,dubbio

Lorenzo Marano di Pasquale, inaffidabile. (Verrà arrestato a Monteverde come  partecipante alla Banda Crocco. Nel 1869 arrestato di nuovo come  manutengolo di briganti)  . Per Ferdinando De Cristofano seguì la rivolta alla pecorona.

Don Angelo Marino,Parroco, non partecipante. Innocente

Alessandro Marino fu Luigi,calzolaio,innocente.

Giacomo Marino fu Antonio soldato borbonico sbandato.Innocente

Giosuè Di Marino fu Nicola . Innocente con dubbio.

Giacomo Marino fu Antonio soldato sbandato innocente.

Don Alfonso e Don Mattia Marra . Innocenti

Giacobbe Marra di Aniello ,soldato sbandato,Innocente.

Michele Marra fu Ferdinando dubbio.

Nicola Marra fu Ferdinando . Soldato sbandato,dubbio.

Matteo Masucci fu Bonaventura dubbio,ma buono in morale.

Vincenzo Masucci fu Antonio soldato sbandato.Innocente.

Giovanni Masucci fu Andrea,misei, Innocente

Mattia Mele,carpato, fu Nicola,fratello di Vincenzo. Innocente. Era detenuto per altri reati.

Ignazio Nardiello fu Giovanni,becchino,dubbio. Per S. Sarno colpevole.

Domenico Ninno fu Carlantonio Dubbio.

Gennaro Pennetta fu Nicola,melone, dubbio.

Antonio Pennetta fu Michele futarella,Innocente

Mattia Picone secondo D.Nicola De Feo sac. era armato di fucile.

Nicola Picone, fratello di Alessandro,innocente.

Giuseppe Raimo di Filippo innocente.

Luigi Raimo dedito al furto.

Nicola Raimo fu Domenico innocente.

Domenico Raimo di Nicola,figlio,Innocente.

Alessandro Risolo di Raffaele , sordo, soldato borbonico e poi garibaldino, innocente.

Bartolomeo “ziapopa”,arrestato in Santo Stefano. Dedito al furto. Non partecipò alla rivolta.

Luigi Solito,si incontrò con Don Nicolino Coscia,ma non partecipò alla rivolta.

Sebastiano Solito innocente.

Giuseppe Raimo di Filippo .Innocente

Giovanni e Nicola Sarno,accusati di furto si trovavano in prigione in piazza dove erano  rientrati dopo la rivolta.

Emmanuele Salerno,soldato borbonico sbandato. Innocente

Gennaro Vecchi dice inoltre che vi era stato un morto,Giovanni Volpe e tre feriti da fucilate dei soldati piemontesi,ma solo perché erano scappati per paura e non per aver preso parte alla rivolta e sono Nicola Di Meo,Generoso Picone e Emanuele Salerno.

In sequenza dopo il Sindaco Vengono interrogati

D.Alessandro Masucci,farmacista,fratello di D. Leonardo che riferisce di essere rimasto in casa sua con il Sindaco per la morte del figlio medico Pasqualino ( 1831-1861).

Giovanni Lo Mazzo,guardiano di D. Leonardo Masucci il quale afferma che i rivoltosi volevano rompere il portone del Capitano Don Leonardo e che Nicola Picone minacciò i suoi fratelli Alessandro,Luigi e Raffaele che avrebbe sparato loro una palla in fronte se non se andavano. Raffaele Del Percio invece fu il primo che ruppe lo stemma dei Savoia e di Vittorio Emanuele II.

Filomena Gioiella di Geremia di 18 anni afferma di aver visto una folla immensa preceduta da una bandiera bianca e che qualcuno scagliò una pietra verso la sua finestra.

D. Nicola Marino fu D. Mattia II sergente della G.N.

afferma che Alessandro Picone mesi addietro era entrato nel corpo di guardia invitando i nazionali a gridare Viva Francesco II , insinuando la popolazione che fino ad allora era rimasta indifferente agli avvenimenti e che il 7 Aprile era alla testa della rivolta con Nicola Marra e Angelo Mele. Nell’orda si notava Angelo Usignuolo,armato di fucile che bussò al suo portone chiedendo armi. Ricorda inoltre che pochi giorni prima del 7 Aprile aveva visto Alessandro e Luigi Picone,Matteo Marino e Angelo Solito parlottare in un sottano al Freddano con un uomo dalla lunga barba e che poi si erano diretti a fare una passeggiata al Dragone. Aveva saputo in seguito che l’uomo era un ex frate carmelitano di Montemarano che andava insinuando la gente nei paesi contro il governo.

D. Ferdinando De Cristofano di Sebastiano I tenente della Guardia Nazionale accusa Mariano Marino di aver sobillato il popolo ed alcuni ubriachi nel settembre precedente incitandoli a gridare viva Francesco II,

Matteo Marino,il fratello di averlo rimproverato il 7 Settembre precedente di aver arrestato Ignazio Nardiello per voci sediziose sulla Spiezeria gridando ” si fotta Vittorio Emanuele,Garibaldi e chi li vogliono”. Chiama come testimoni del fatto Antonio Gallo,Michele Liotti e Onesto Lomazzo. Afferma anche che Matteo lo stesso giorno aveva minacciato anche il fratello Achille,farmacista e Pietroantonio Pennetti,medico affermando di voler lacerare le coppole delle guardie nazionali fedeli al nuovo governo.

Inoltre ricorda che giovedì 4 Aprile Matteo Marino e i tre fratelli Picone giocavano a carte nel posto di guardia insieme a Pasquale Zirpolo e suo figlio Vincenzo,che al suo arrivo smisero di giocare e che poco dopo uscendo in piazza Alessandro Picone aveva gridato a Giuseppe De Meo,sergente della G.N. “ viva a chi ? ” e che alla risposta di viva Vittorio Emanuele e Garibaldi gli aveva strappato la coppola e sbattuta per terra. gridando viva Francesco II..

Riferisce anche dell’arrivo in paese dell’ex monaco di Montemarano Nicola Coscia che lui voleva portare nel posto di guardia per interrogarlo,ma era stato fermato da Generoso Sarno che gli aveva detto che l’uomo era amico di suo fratello Achille e del sacerdote Nicola De Feo.

Andando al 7 Aprile ricorda che Luigi Picone girava per le strade del paese con una penna rossa sul berretto,simbolo del passato regime e che aveva fatto finta di niente per non dargli eccessiva importanza .E che verso le ventitre mentre discorreva davanti alla casa di Marianna Di Meo Tepa , alla Pozzella aveva sentito delle grida e pensando che c’era una rissa si era avvicinato per sedarla,ma si accorse subito che era una insurrezione e che per precauzione si era nascosto nel botteghino di Sebastiano De Cristofano. Dal nascondiglio vedeva Raffaele Cutillo che con una scure spingeva Mariano De Cristofano a gridare viva Francesco II ,Vincenzo Mele,carpato,armato di fucile e Nicola Marra,bottino inalberare la bandiera bianca.

Sull’arciprete Pennetti non ha elementi per incolparlo.

 Raffaele Gioiella ,agrimensore,protagonista degli anni 40 e 50, accusa Alessandro e Luigi Picone, pone dubbi sul sac. Nicola De Feo,che aveva ospitato D.Nicola Coscia e su Achille De Cristofano che aveva bevuto un bicchiere di vino con lo stesso D. Nicola Coscia nella sua farmacia.

Giuseppe Di Meo di Angelo ( sarà ucciso dai rivoltosi il 3 Luglio 1861)accusa Matteo Marino,reo di avergli strappato la coppola e di averla messa sotto i piedi e i fratelli Picone. Afferma di essere rimasto in casa per prudenza.

D.Alessandro Luciani,fratello del determinato D.Vincenzo afferma che il fratello armatosi voleva affrontare l’orda in rivolta ,ma che lui era riuscito a dissuaderlo e a tenerlo in casa.

Importante anche la testimonianza di D.Salvatore Sarno che inchioda i dimostranti ed in particolare Vincenzo Mele e i fratelli Picone rei di avergli sparato in due riprese quando si era recato l’8 Aprile a perquisire le loro case.

18 Aprile

interrogatori in carcere ad Avellino degli arrestati.

19 Aprile

il giudice Vigorita fa arrestare il sacerdote Nicola De Feo,per contraddizioni nelle due deposizioni fatte. ( un mese di reclusione).Ricondotto davanti al giudice il 19 Maggio viene rimesso in libertà.

25 Aprile

Giovanni Sarno che era in carcere per furto il 7 Aprile ed era stato liberato,non dice i nomi di che lo avevano liberato e viene arrestato in aula ( un mese di reclusione)

27 Aprile

il giudice fa arrestare Antonio Masucci fu Giuseppe negoziante di 35 anni perché in contraddizione con quanto riferito da D. Salvatore Sarno.( un mese di reclusione)

28 Aprile

D.Michele Candela sac dice che il parroco D. Angelo Marino non ha partecipato alla rivolta,anzi aveva costretto a tacere un tale che gridava viva Francesco II .

Maggio

La banda di Giuseppe Nardiello rapina di 36 ducati Salvatore Calderone di Montella , che resta ferito alla testa.

2 Giugno

viene istituita e festeggiata la prima Festa Nazionale dell’Unità d’Italia in un clima di tensione in una Volturara in cui i rivoltosi mantengono il predominio del territorio.

15 Giugno

il giudice Vigorita pronuncia i primi verdetti sugli insorti arrestati e latitanti.

17 Giugno

nella notte primo scontro della banda Nardiello con le guardie nazionali, che vengono respinte.

20 Giugno

Viene rapinato Gennaro Stoppiello e a Nicola Marra rubano uno schioppo e pochi carlini.

Fine Giugno

La banda Nardiello sequestra per alcune ore il Sindaco D. Gennaro Vecchi che viene minacciato di morte e di vedersi la casa incendiata.

Minacce ed estorsioni a carico di D.Achille Vecchi,medico e fratello del Sindaco e di D. Nicola Benevento.

2 Luglio

Antonio Granese è costretto a consegnare ai briganti un fucile a due colpi con relative munizioni

2 Luglio

secondo scontro tra la banda Nardiello e le guardie nazionali. Giuseppe Nardiello viene ferito alla mano dx e prontamente medicato da Don Achille De Cristofano,il farmacista.

Nello scontro avvenuto alle Tavernole resta ucciso Giuseppe Di Meo,sergente della Guardia Nazionale,falegname,(convinto filosabaudo che in precedenza aveva avuto scontri verbali con gli insorti tra i quali Matteo Marino che nei giorni precedenti la rivolta del 7 Aprile gli aveva tolto il berretto e calpestato con i piedi e che solo l’intervento della madre aveva scongiurato una denuncia, comprandogli un cappello nuovo.)

3 Luglio

Proclama del luogotenente del generale Cialdini che minaccia di morte chiunque sia trovato in campagna senza giustificati motivi.

7 Luglio

Don Achille e Don Gioacchino Benevento,il medico condotto vanno a festeggiare le sommosse che si rincorrono in Provincia sulle Tavernole nella Cantina di Bernardo De Feo e Carolina Calabrese. Don Achille avrebbe commentato il defilarsi dei filosabaudi con l’espressione ” hanno finito li fessa!”

8 Luglio

Seconda rivolta di Volturara.

La banda Nardiello assalta la sede della Guardia Nazionale distruggendo le insegne sabaude e il ritratto di Vittorio Emanuele II.La Banda musicale percorre le vie del paese suonando l’inno borbonico,Don Achille De Cristofano da la sciabola di suo fratello Ferdinando a Giuseppe Nardiello, che gliela restituisce il giorno dopo. Per questo fatto , in seguito ad una lettera anonima , D. Achille subirà un processo per complicità con i briganti, dal quale ne uscirà assolto.

13 Luglio

proveniente da Paternpoli, verso mezzogiorno Nicola De Luca,governatore di Avellino a capo di 200 ussari ungheresi,4 cannoni,un battaglione di linea e 800 Guardie nazionali raggiunge Volturara,sfila con il suo esercito per il paese per incutere paura,scioglie la banda musicale,rea di aver suonato l’Inno borbonico e minaccia di arresto il Sindaco per tolleranza verso i rivoltosi.

Dirà ai superiori

“ Volturara , paese barbaro ed incivile,quantunque grosso di cinquemila abitanti. Feci sfilare tutte le truppe e i cannoni per il paese,perché quegli ebeti si persuadessero della forza del Governo”.

15 Luglio

Prima sentenza della Gran Corte Criminale di per la rivolta del 7 Aprile con dure condanne.

Vengono scagionati i fratelli avvocati D. Mattia e D .Alfonso Marra ed il Parroco D. Angelo Marino. Vengono rimessi altresì in libertà Nicola Raimo fu Domenico e suo figlio Domenico e Nicola Picone,fratello di Alessandro.

21 Luglio

viene arrestata Giuseppa De Feo con l’accusa di aver diffuso voci allarmanti in paese,circa il ritorno di Francesco II.

21 Luglio

Il Comandante del 39 Reggimento Brigata Bologna 1° Compagnia arresta Pasquale Cutillo e Angelo Bello di Sorbo.

23-27 Luglio

si costituiscono Luigi Picone e Giuseppe Nardiello. Mariano Marino,Luigi e Generoso Sarno,Matteo Picardo,Cosmo Mastromarino di Montemarano.

23 Luglio

La Gran Corte criminale di Avellino emana mandato di arresto contro Elia Petito di Bonaventura , Nicola Montefusco fu Teodoro Ferdinando Candela fu Luigi, Pietro De Feo fu Biase e Vincenzo Pisacreta fu Angelo. Il sesto ignoto per la rapina del 12 Marzo ai danni dei due pastori chiusanesi. ; ma di essi il solo Montefusco è capitato né lacci della giustizia, ed interrogato su questa seconda imputazione ha sostenuto anche la sua innocenza.

12 Agosto

Il giudice ordina un confronto tra Nicola Montefusco,detenuto in Avellino per la rivolta di Volturara del 7 Aprile, ed i due pastori chiusanesi , vittime della rapina del 12 Marzo fissandolo per Lunedì 2 Settembre alle ore 12 italiane.

All’ora stabilita Dello Russo e De Napoli vengono chiusi in una stanza della cancelleria della Gran Corte Criminale in modo di non poter né udire a operazione che segue,facendoli guardare da uno degli uscieri della G. C. con ordine di non permettergli  di comunicare con alcuno.

Dopo di ciò per mezzo della forza pubblica abbiamo fatto estrarre dalle prigioni il detenuto Nicola Montefusco , non che altri tre detenuti condannati ,approssimativamente simili al Montefusco , cioè Mariano Compitiello fu Arcangelo di anni 25 bracciale di S. Angelo de Lombardi

Pasquale Cetrulo fu Francesco di anni 26  bracciale di Caposele

Marcantonio Altieri di Pietro di anni 25 bracciale di Pescopagano.

Tradotti tutti nella sala adibita alle pubbliche discussioni per la esecuzione dell’atto di affronto ed esposti in fila si è avvertito l’imputato Nicola Montefusco del dritto che à di far togliere alcuno de cennati tre individui co i quali si trova esposto in fila per sostituirne altri e di poter prendere tra loro quel posto che più gli aggrada.

L’imputato ha dichiarato di essere contento di trovarsi esposto all’atto di affronto tra predetti tre individui, ed à preso il terzo posto a contare dalla dritta.

Disposte così le cose abbiamo fatto entrare uno de derubati che à giurato di dire tutta la verità e d’indicare secondo la verità tutto ciò che gli verrà richiesto.

Dimandato delle sue qualità personali à detto di chiamarsi

Domenicoantonio di Napoli di Nicola di anni 21 ,pastore di Chiusano.

Dimandato se dopo la dichiarazione resa innanzi al Giudice Supplente di Chiusano nel dì 13 marzo ultimo avesse più veduto gl’individui che lo derubarono, e se vedendone  alcuno potrebbe riconoscerlo à risposto che egli à una confusa idea sulla fisionomia de ladri ,poiché nell’atto dell’aggressione , gli individui avevano i volti quasi ché nascosti dal tabarro , e perciò essere colà difficile riconoscerli . Invitato ad osservare le persone poste in fila a vedere se tra esse vi sia qualcuna da lui indicata , e nell’affermativa toccarla con mano.

Il derubato dopo di aver attentamente guardato le persone esposte in fila à detto di non conoscerne alcuna .Dietro di ché il di Napoli si è fatto uscire. Introdotto l’altro derubato , cha à giurato di dire tutta la verità , e di indicare secondo la verità tutto ciò che gli fosse richiesto. Dimandato delle sue qualità personali à detto di chiamarsi

Nicola Dello Russo di Carmine di anni 23 ,pastore di Chiusano

Dimandato se dopo la dichiarazione resa innanzi al Giudice Supplente di Chiusano nel dì 13 Marzo ultimo avesse più veduto gl’individui che lo derubarono e se rivedendone alcuno potrebbe riconoscerlo

à risposto di non aver più riveduto i suddetti individui e che rivedendoli ora atteso l’elasso di tempo non è al caso di poterli riconoscere.

Invitato ad osservare le persone esposte in fila e vedere se tra esse vi sia qualcuna da lui indicata e nell’affermativa toccarla con mano.

Il derubato dopo di aver attentamente guardato le persone suddette à dichiarato di non conoscerne alcuno.

Di tutto ciò si è formato il presente processo verbale che dopo letto e confermato da simili consimili, imputato e derubati, i quali àn dichiarato essere tutti alfabeti; è stato sottoscritto da Noi e dal Cancelliere , e vidimato dal Procuratore Generale .Dopo di ché l’imputato ed i simili consimili sono stati rimandati in carcere ed i testimoni sono stati licenziati.

11 Agosto Domenica

La giornata e’ passata tranquilla sotto il controllo costante della Guardie Nazionali che girano per il paese e le campagne per mantenere l’ordine.A tarda sera il capitano della II Compagnia della Guardia Nazionale Don Vincenzo Luciani si avvia insieme a Giovanni Lomazzo,che impugna una mazza ,in piazza,per controllare la chiusura delle Cantine. Fa arrestare Nicolantonio Marra perché fa giocare a carte gli avventori,cosa proibita il di’ di festa. Alle undici di sera si dirige verso il Freddano e dinnanzi alla casa di Capone Pascale si imbatte in Alessandro Picone seduto con il fratello Nicola ed altri.Gli intima l’ordine di arresto,dicendogli che e’ fortunato in quanto se lo prendono i piemontesi lo seviziano.Arrivano altre Guardie Nazionali nelle persone di Mattia Picardo,Giovanni Ingino,Antonio De Feo,Alessandro De Feo e Michele De Feo.

Alessandro cerca di calmare il Capitano chiedendogli di che cosa lo si accusa.Poi vista la mala parata gli chiede se può essere condotto in carcere senza manette. Il Capitano lo accontenta e si avviano verso la Piazza.Man mano che camminano si accresce intorno a loro il numero di persone che li seguono.Sul ponte della piazza incrociano la madre di Alessandro che incomincia a gridare ”lo avete preso finalmente sto’ mariuolo, lo pozza appiccià Gesù Cristo!”.

La tensione aumenta, la folla preme. Alessandro Picone ne approfitta e facendo finta di voler raccogliere un sasso per scagliarlo contro la madre si china. Con un guizzo improvvisamente scappa tra le gambe degli astanti. La guardia Mattia Picardo lo afferra di dietro, ma resta con in mano solo la giacca che Alessandro portava appoggiata sulle spalle. Le altre guardie lo inseguono,chiuse tra la folla.In un baleno il fuggitivo scompare dietro la Costa ed inutili sono le fucilate che gli spara appresso la guardia Alessandro Picardi.Continuano ad inseguirlo,ma ormai e’ scomparso nella boscaglia.

12 Agosto

le sei guardie accusate dal Capitano Vincenzo Luciani sono incarcerate con l’accusa di aver favorito la fuga di Picone

5 Settembre

viene arrestata Filomena Di Meo che parlando con Nicola Lomazzo e Giovanni Raimo asserisce che Navi straniere riportavano a Napoli Francesco II e che i rivoltosi saranno liberati senza causa.

6 Settembre

vengono rilasciate perché non riconosciute colpevoli le sei guardie nazionali arrestate per la fuga di Picone. La colpa viene data al Cap. D. Vincenzo Luciani che aveva commesso una serie di errori di valutazione.

14 settembre

Giuseppa De Feo viene condannata a quattro mesi di prigione.

17 Settembre

nel Bar di Angelo Discepolo un tale Angelo Melchiorre di Atripalda afferma che 14-15 mila sbandati borbonici hanno fatto ritirare le Guardie Nazionali. Viene subito arrestato da Don Nicola De Cristofaro,secondo Tenente della Guardia .

23 Settembre

 muore all’età di trentotto anni, sicuramente vittima ancora del vaiuolo che imperversa,Beatrice Bastano,la giovane moglie del Sindaco Don Gennaro Vecchi. Un altro colpo durissimo che mette in ginocchio Don Gennaro,il quale si chiude in se stesso e nella preghiera,dedicando tutte le sue attenzioni ai suoi piccoli nella quiete domestica,allontanandosi dalla vita amministrativa per un poco di tempo.

28 Settembre

vengono definitivamente scagionate le sei guardie implicate nel fattaccio dell’11 Agosto..

Ottobre

Volturara e’ ancora in balia dei rivoltosi. Nessuno può scendere ad Avelino senza paura di essere ucciso Il nuovo Sindaco e’ Salvatore Sarno. Inizia un gire di vite che colpisce ad uno ad uno i filoborbonici. Viene licenziato da segretario comunale dopo trenta anni D.Vincenzo Pennetti per non aver firmato al Plebiscito. Viene messo a riposo Mariano Santoro da impiegato comunale per lo stesso motivo. Viene messo in stato di accusa anche Ferdinando De Cristofano,Tenente della G.N. altro impiegato comunale accusato dello stesso reato. Viene dato un contributo alla moglie di Giuseppe De Meo ucciso dai briganti il 2 Luglio,rimasta sola con 5 figli. Acquista potere Don Vincenzo Luciani che sarà scelto come Segretario Comunale l’anno seguente al posto di D.Vincenzo Pennetti.

Novembre

la situazione e’ ancora grave. E’ difficile andare o venire da Avellino per i notabili senza paura di essere uccisi. Nemmeno il messo che deve portare le delibere al Prefetto riesce a portare a termine questo compito . Le campagne e le montagne pullulano di rivoltosi.

Il sindaco per andare a Montemarano si fa scortare da 32 Guardie Nazionali.

7 Dicembre  

D. Salvatore Sarno, profittando della neve caduta,insieme alla Guardia Nazionale ed ai Reali Carabinieri, perquisisce diverse abitazioni e a casa di Giovanbattista Masucci sorprende il brigante Pietro De Feo ( Pietrillo) , il quale cerca di fuggire, ma viene inseguito ed assicurato alla giustizia. Indi perquisisce la casa del Masucci trovandovi un fucile nella stalla, ed otto rotola di carne di una pecora e di un agnello derubato ad un tale Francesco Petretta. Quindi arresta tutti i componenti della famiglia Masucci, e poi passa a perquisire altre abitazioni e arresta Giovanni Pasquale presso il quale rinviene un fucile. Nella casa di Vincenzo Maffeo trovano il figlio di Cicco Ciancio con un involto di pane e patate ed una camicia sporca, per adulto. Viene anche arrestato Domenico Del Percio accusato di aver colloquiato con il brigante Ferdinando Candela nel ritornare dalla montagna, ove era stato a far legna. Pagliuchella dopo avergli richiesta una fumata di tabacco, aveva cercato di vendergli un fucile, ma il Del Percio aveva rifiutato dicendo che con la cifra chiestagli avrebbe acquistato un fondo di terra . Antonio Marino viene arrestato perché aveva avuto corrispondenza con il brigante Giuseppe Marino il quale nel consegnargli una canna di fucile lo aveva incaricato di fargliela montare. Alla fine gli arrestati sono GiovanBattista Masucci fu Francesco e Nicoletta Di Meo di anni 50 ; Agnese De Cristofano fu Eugenio 40 anni , sua moglie;Giuseppe Masucci di G. B . di anni 26 figlio;Antonia Masucci di G. B di anni 18 figlia, fidanzata di Pietro De Feo;Concetta Masucci di G .B . figlia di anni 22; Vincenzo Maffeo fu Gregorio di anni 50; Anna Buonopane fu Giovanni di 40 anni,Michele Cianci di Francesco ( Cicco Ciancio) di 12 anni,Anna Pisacreta fu Antonio di anni 64,madre di Pagliuchella,Alessandro Candela fu Luigi 21 anni fratello di Pagliuchella,Chiara Candela fu Luigi sorella di Pagliuchella ; Alessandro Di Feo fu Nicola di anni 40, cognato Pagliuchella ; Saverio Candela fu Pietro di anni 60 zio di Pagliuchella ; Raffaele Picardo di Domenico 36 anni, fratello del brigante Gaetano Picardo; Maria Buonopane di Ferdinando 30 anni moglie di Gaetano Picardo ;Maria Raimo fu Giuseppe di anni 66 madre di Gaetano Picardo; Francesco Marino fu Pietro di anni 70 ,padre del brigante Giuseppe Marino ;Sabato Marino di Francesco 18 anni, fratello di Giuseppe Marino;Caterina Marino di Francesco di anni 39 sorella Giuseppe Marino; Pietro Marino di Francesco 36 anni fratello Giuseppe Marino; Giuseppa Marino di Francesco anni 27 sorella di Giuseppe Marino.

Petronilla Pennetti fu Sabato di anni 62 madre Giuseppe Marino

Giovanni Pasquale di Giuseppe di anni 26, accusato di essere ricettatore della banda Cianci;Alessandro Lomazzo di Michele 24 anni;Antonio Marino fu Mattia di anni 30;Domenico Del Percio di Giovanni di anni 30

11 Dicembre

Giuseppa Di Meo viene condannata a due mesi di carcere.

13 Dicembre

Angelo Melchiorre viene condannato a due mesi di carcere.

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