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                 L'unità d'Italia e i suoi eroi altavillesi: Regno Italia Stemma

Regno Italiadelibera del Consiglio comunale per il cinquantesimo anniversario della proclamazione del Regno. Anno 1911.

(di G. Sabatino e R. Sarti)

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   La delibera consiliare del 27 marzo 1911 celebra il 50° anniversario dell’Unità d’Italia, svoltosi il 17 marzo, giorno e mese in cui Vittorio Emanuele II, nel 1861, proclama ufficialmente la nascita del Regno d’Italia.

   Il nuovo stato contava allora circa 22 milioni di persone e la sua nascita fu considerata dalle nazioni come forte elemento di stabilità ossia naturale ostacolo alle tendenze espansioniste della Francia e dell’impero asburgico. Grazie poi alla sua favorevole posizione geografica, la nuova Italia rappresentava anche un fermo baluardo nei riguardi della Francia e della Gran Bretagna e del loro dominio nel Mediterraneo.

   All’indomani dell’unificazione, il nuovo stato contava una media di circa l’80% di analfabeti : il 90% tra Sardegna, Calabria e Sicilia e valori oscillanti tra il 56% ed il 60% in Piemonte e Lombardia.

Scrive lo studioso Paolo Russo “….. Nello stesso periodo – 1850 – le percentuali di analfabeti in Europa erano del 10% in Svezia, del 20% in Scozia, del 75% in Spagna e del 90% in Russia (P. Russo, L'educazione permanente nell'era della globalizzazione, Milano, 2001).

   Un quadro perciò estremamente negativo e precario, tuttavia non molto diverso da quello in cui, mezzo secolo dopo, si svolsero le celebrazioni del 50° anniversario dell’Italia Unita (1911).

“….. Aveva buon gioco allora «L'Osservatore Romano» ad ironizzare sulla distanza che separava lo sfarzo e la retorica delle celebrazioni dalle precarie condizioni sociali in cui versava la classe lavoratrice. Agli operai, infatti, non poteva che fare «penosa impressione» assistere «agli sbandieramenti, ai banchetti, alle inaugurazioni, alle luminarie che si riflettono sinistramente nella stanzetta buia e disadorna ove regnano ancora la miseria e forse la fame» ( Luca Tedesco, Roma 1911 e la disfatta dei cinquantenari; In :  Storicamente.org )

   Sullo sfondo quindi ci appare un’Italia povera e ignorante, un paese che non era riuscito a crescere e nel quale - come scriveva l’Avanti il 28 marzo 1911- “…. cera una Corte che viveva isolata, in un centro di sontuosa mondanità e dove i festeggiamenti ufficiali si riducevano a «vana proclamazione del risorgimento politico», ma non potevano celebrare alcun «profondo risorgimento economico».

   E’ in questo contesto che va letta la delibera che segue nella quale, fra l’altro, sono riportate interessanti testimonianze di storia locale su cittadini perseguitati, sugli attendibili politici, sulla carboneria e perfino sui reduci della breccia di porta pia quando i bersaglieri, sotto il comando del generale Cadorna, entrarono in Roma obbligando Pio IX a cedere gran parte dello Stato della Chiesa e mantenere solamente il Vaticano, il Laterano e la villa pontificia di Castel Gandolfo. Roma diventava così la capitale del nuovo stato (legge 3 febbraio 1871, n. 33)

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50RegnoItalia CC 3 1911 1MUNICIPIO DI ALTAVILLA IRPINA

Atti del Consiglio Comunale

Sessione Ordinaria Primaverile

Verbale n° 3 del 27 marzo 1911

Il Cav. Bruno Beniamino, in qualità di Sindaco, assume la Presidenza e, levatosi in piedi, legge il suo intervento per la

Commemorazione del 50° anniversario della costituzione del Regno d’Italia

   Signori Consiglieri:

   In questo giorno che in tutta Italia si festeggia il cinquantesimo anniversario della proclamazione di Roma nostra Capitale, vi ho qui convenuti, Onorevoli Colleghi, perchè tale giorno sia anche da noi degnamente ricordato.

   Voi ben sapete che io non sono un oratore e perciò non vi attendete da me un discorso di occasione.

   Non vi parlerò della Epopea nazionale, del sangue sparso da migliaia e migliaia di martiri del patriottismo. La storia registra tali fatti e voi ben li conoscete.

   Mi piace solo ricordarvi come il nostro piccolo Comune non fu secondo ad alcuno d’Italia, che anche nei tempi del servaggio nobili cuori palpitarono d’amore alla libertà ed alla indipendenza, e che non pochi furono i perseguitati e gli attendibili politici.

   Avemmo anche noi gli affiliati alla Carboneria ed alla Giovane Italia del Mazzini.

   Anche noi avemmo i volontari di Garibaldi, e la nobile persona di Federico Capone è un esempio vivente.

   Abbiamo ancora tra noi dei reduci del quadrato di Villafranca, Giuseppe Rossi fu Francesco, Caruso Agostino fu Berardino, Landolfi Pellegrino. Abbiamo ancora fra noi reduci della breccia di Porta Pia.

   La grandissima maggioranza dei nostri concittadini, non escluso il clero, fecero entusiastica adesione al nuovo Regno d’Italia con Roma Capitale, quando ancora il Borbone non era stato debellato dall’esercito di Garibaldi, ciò nel 13 settembre 1860, come che ne ha vaghezza potrà leggere in un verbale che si conserva in questo archivio in originale con le firme di tutti gli aderenti (??).

   E mi piace ricordare ancora, a titolo di somma lode, che, a differenza di altri Comuni, non si ebbe qui a deplorare alcun conflitto sanguinoso tra liberali e reazionarii, mercè la grande prudenza dei maggiorenti e dirigenti del Comune.

   Colla libertà vedemmo elevata l’istruzione e l’educazione del popolo, mercè l’iniziativa di giovani egregi sorsero fiorenti Società Operaie; una pleiade di uomini, d’illustri concittadini, hanno onorato il nostro Comune nelle arti, nelle armi, nella letteratura, nel foro, nella magistratura. Valenti artigiani, anzi artisti, hanno conseguito premi e onorificenze in varie esposizioni.

   Insomma, io sono fiero ed orgoglioso di appartenere a questa eletta cittadinanza, che sotto l’egida della libertà conquistata dalla patria comune, seppe elevarsi ad un gran livello orale e civile, e son sicuro che non si arresterà nelle vie del progresso, e conchiudo gridando: “Viva la libertà d’Italia, Viva Roma! Viva la Dinastia di Savoia”.

   A questo punto tutti i Signori Consiglieri si levano in piedi e fanno eco alla esclamazione entusistiaca del Sig. Presidente.

   Dopo, il lodato Cav. Uff. Bruno, legge vari telegrammi inviati a S. Maestà, all’Illustre Sindaco di Roma, ed all’Ill.mo Sig. Prefetto della Provincia.

   Nasce un’animata discussione e ciascun Consigliere ricorda fatti specifici illustrandoli con belle parole.

   Anche il pubblico, numeroso nell’aula, si associa all’entusiastico discorso del Sig. Sindaco, che dimostrò una giovanile baldanza in tutti i suoi atti amministrativi e politici.

   Dopo di che la seduta viene sciolta dopo di aver approvato il presente processo verbale.

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