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Un problema di sofferenza sociale : l’emigrazione degli altavillesi in Inghilterra nella seconda metà dell’ 800

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           ( di Giuseppe Sabatino e Raffaele Sarti)

  

Un consistente esodo di altavillesi ebbe inizio dopo l’Unità d'Italia, intorno alla seconda metà dell’ 800, grazie ad una maggiore libertà negli spostamenti che si verificò a seguito dell’abolizione dei confini dei vari stati preunitari, ma grazie anche alla facilità con cui i piroscafi a vapore attraversavano i mari. Fame e miseria, allora come oggi, spinsero molte famiglie del paese ad emigrare verso la stessa Europa ma soprattutto verso le terre al di là dell’oceano, Stati Uniti e America del sud, specialmente Brasile e Argentina, dove ancora oggi risiedono nuclei originari di Altavilla i quali non solo non hanno perso memoria ma addirittura hanno a cuore mantenere contatti con il paese di appartenenza come più volte ci è stato testimoniato attraverso altavillahistorica.

 

Emigrazione Pagina 1

L’Italia degli emigranti e le regioni dell’esodo negli anni 1876 – 1901

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L’avventura del viaggio avveniva in quei tempi quasi sempre a bordo di piroscafi non particolarmente attrezzati allo spostamento di grandi masse, in condizioni igieniche molto precarie e con tempi di percorrenza lunghissimi. Donne infagottate con più abiti, indossati a strati per non lasciarli incustoditi nelle stive, caratterizzano le foto d’epoca. “.…… E nel fagotto o nella valigia c’era tutto un mondo : ricordi di famiglia, un biglietto per un parente o un compaesano, talvolta una lettera di presentazione per qualcuno che, si sperava, potesse dare un aiuto o del cibo…. “ Nell’Archivio della Fondazione Paolo Cresci è in mostra addirittura un piccolo vocabolario personale di italiano-inglese, appartenuto ad uno dei tanti emigranti, nel quale si possono leggere frasi del tipo: “Ianmen, ai nide bai santin ciu it, iu uil scio mi bechersciop ….. e cioè… io abbisogno comprare qualche cosa da mangiare, voi volete mostrarmi panettiere bottega….”.

 

Emigrazione Pagina 2

Migranti in coperta (archivio fotografico de “la sentinella canavese”)

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Nell’Italia dell’800 qualunque lavoro duraturo che garantisse certezze nel futuro costituiva motivo sufficiente per mettere in modo flussi di emigrazione cui partecipavano famiglie al completo, visto che in molte aree di grande sviluppo vi era una consistente richiesta di donne di colore bianco, preferibilmente europee, come balie per allattare e allevare figli. Scrive il nostro Michele Severini nella sua monografia di Altavilla “ …. Ed ecco che se ne vanno in centinaia ! Sono intere famiglie, attratte da lettere di parenti o amici…..lusingate dai racconti fantastici di chi ritorna dopo qualche anno di lontananza, forse anche più povero di prima ! E poiché i mezzi di comunicazione e di trasporto sono infinitamente progrediti, si va e si viene, con la massima semplicità….. La maggior parte degli altavillesi, contadini e artigiani, è invasa dalla mania migratoria….. e va via per la miseria da cui è stretta in patria e che deriva dallo scarso reddito della terra, gravata da sempre più dure e numerose imposte… “

E al riguardo scriveva pure Stefano Jacini nella sua relazione conclusiva che accompagnava l’Inchiesta Agraria del 1884 “…..da qualunque parte ci volgiamo si rivela oggi che l’Italia agricola si sente impoverita e guarda sgomenta all’avvenire che minaccia di diventar peggiore del presente; si rivela che i possidenti dichiarano di non essere più in grado, coi redditi fondiari degli stessi beni di una volta, di condurre il medesimo metodo di vita di prima; si rivela che molta parte delle plebi rurali prorompono in alti lamenti….”

Particolarmente eloquente è il prospetto dell’emigrazione altavillese pubblicato da Michele Severini nella sua opera citata (1907):

 

Tabella

 

Non molti furono tuttavia gli altavillesi che negli anni a cavallo tra l’Ottocento ed il secolo successivo scelsero come meta l’Inghilterra dove si erano comunque già stabilite consistenti comunità italiane tanto che il numero dei residenti crebbe da 4.608 nel 1861 a 24.383 nel 1901. Oggi, i cittadini del Regno Unito, di origine italiana, sono calcolati in oltre mezzo milione. L'Inghilterra, era stata già dai primi anni dell’ 800 terra di rifugio per molti patrioti italiani tra cui Giuseppe Mazzini il quale si adoperò moltissimo a favore degli emigrati italiani, preda molto spesso dello sfruttamento e della disperazione. Mazzini promosse addirittura a Londra, nel quartiere di Hatton Garden, l'apertura di una scuola in lingua italiana, patrocinata anche da Charles Dickens il quale conosceva bene il degrado e la povertà di questa povera gente, spesso protagonista in alcune sue opere come ‘Oliver Twist’.

Non sappiamo se in Inghilterra si siano formati gruppi o clan di altavillesi che abbiano dato vita a comunità di mestiere come era avvenuto per i gelatai di Londra, quasi sempre originari dalla provincia di Lucca, oppure gli spazzini, provenienti tutti dalla provincia di Caserta, o ancora i musicanti ambulanti che erano comunque e sempre italiani, spesso derisi nelle vignette satiriche pubblicate nei periodici londinesi.

 

Emigrazione Pagina 4

 

Italiani mafiosi e girovaghi. Vignetta tratta dal Museo dell’emigrazione italiana pubblicata su una rivista inglese rappresenta un musicante di strada in giro con una scimmietta sulla spalla. Sul manifesto, che annuncia “La grande opera tedesca”, l’ambulante affigge un foglio con su scritto: “Wagner se n’è dovuto andare per ordine della mafia”

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Di certo, non era raro che il Comune di Altavilla venisse investito della responsabilità di garantire il costo del biglietto di ritorno di chi, non avendo trovato lavoro, manifestava ai familiari, rimasti in paese, la volontà di ritornare in patria. E al riguardo, questo è ciò che scriveva il Prefetto di Avellino Emilio Caracciolo di Sarno ( 21 aprile 1882 – 21 aprile 1886) al Sindaco di Altavilla Giuseppe Bruno:

Emigrazione doc 19 9 1885AOggetto : passaporti all’estero

“……chi intende ottenere il passaporto per l’Estero deve farne domanda in carta da bollo da cent. 60 al Prefetto della Provincia in cui risiede. Detta domanda deve essere corredata di un atto di notorietà del Sindaco, pure in carta da bollo da cent. 60, dal quale risultino l’età, la professione e l’arte, i connotati del richiedente, non che la specificazione dell’esito di leva, del motivo per cui intende emigrare, di non avere reati pendenti verso la Giustizia e di avere mezzi sufficienti tanto per l’andata, quanto per ritorno. Alla domanda medesima dovrà inoltre unirsi il biglietto di imbarco  rilasciato da Agenzia di navigazione. Ove il richiedente sia soldato di 1° e di 2° categoria dovrà premunirsi di nulla osta del Comandante il Distretto militare. Se si tratti di coniugati, nell’atto di notorietà suddetto dovrà risultare che l’uno dei coniugi consente alla partenza dell’altro. Al passaporto va applicata una marca da bollo da £. 12 se il titolare sia possidente o professionato, e di £. 2.40 se artigiano o bracciante. Rimando a V.S. la qui unita istanza di Vozzella Salvatore.

                                                                                   Il Prefetto       

  

Intanto, nell’ultimo decennio dell’800, le condizioni di benessere e di grande sviluppo iniziano in Inghilterra ad avere una forte battuta di arresto. Malgrado la crisi, il numero degli italiani a Londra e nel Galles continua tuttavia a crescere al punto tale che da 6.500 italiani censiti nel 1881, si passa a poco meno di 10.000 nel 1891, per poi arrivare a circa 24.000 nel 1901.

   Viste le condizioni di crisi, che ormai attanagliano l’Inghilterra, il Prefetto di Avellino Antonio La Mola (22 aprile 1886 - 22 marzo 1888) invia la seguente comunicazione al Sindaco di Altavilla al fine di adoperarsi affinché si argini in qualche modo l’esodo e la partenza degli altavillesi con destinazione Londra.

Emigrazione doc 11 3 1887APrefettura del Principato Ulteriore – Ufficio di Pubblica Sicurezza – oggetto : emigrazione a Londra

Ai Signori Sindaci del 1à Circondario :

Il Ministero dello Interno è stato informato che numerosi nostri connazionali, sprovvisti di mezzi, senza mestiere ed ignoranti della lingua arrivano a Londra o direttamente dall’ Italia oalla Francia o da altri paesi in cerca di lavoro, spesso con famiglie e privi di qualsiasi appoggio.

Or è d’uopo si sappia che a Londra la mancanza di lavoro è talmente  estesa e grave che più di 200 mila camerieri, cuochi, falegnami e giornalieri di ogni specie si trovano disoccupati. Se dunque manca il lavoro per la popolazione locale, non può trovarsene affatto per i forestieri, ed è perciò  un gravissimo errore per i nostri nazionali recarsi colà con tali speranze.

Prego la S.V. avvertire di un tale stato di cose chiunque possa avervi interesse, dando a questa notizia la più ampia pubblicità. Allo scopo di scongiurare per lo avvenire il lamentato inconveniente. Gradirò intanto un cenno di riscontro alla presente.

                                                                                   Il Prefetto f.f.      
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Un lavoro sull’emigrazione, scritto e pubblicato dal Senatore Pasquale Villari (Napoli 1827-Firenze 1917), donato fra l'altro come “omaggio dell’autore” all’amico Michele Severini, storico altavillese e autore della monografia su Altavilla, è stato da noi recuperato nell’archivio personale del Severini e riteniamo utile qui pubblicarlo per coloro che desiderano approfondiree e avere informazioni più dettagliate sul fenomeno emigrazione.

 

c 177 VillariP Emigrazione 1907 00001 

 

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