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I due gobbi

( In : De Lucia, Salvatore, Benevento nelle sue tradizioni popolari,

parte II, Benevento, 1943, pag. 16-17

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( Il testo che segue. originariamente in dialetto, è stato presentato a Calvi (BN) l‘1 novembre 1996 in occasione del Convegno : Streghe e mondo magico nell’area beneventana )

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In una povera contrada di campagna, prossima a Benevento, vivevano un tempo due ciabattini, entrambi gobbi.

Una volta uno di essi, di nome Vincenzo, si recò nella vicina città ad acquistare spago e cuoio per fare scarpe nuove. Quando riprese la via del ritorno era già notte, e si trovò a passare in una radura erbosa al centro della quale si ergeva un grosso noce. Il ciabattino notò una forte luce provenire dall’albero e, avvicinatosi, poté vedere che intorno al noce ballavano diavoli e streghe in un sabba infernale.

I rami dell’albero erano dei serpenti; a terra c’erano te­schi di bimbi; nell’aria volavano civette e pipistrelli. Vincenzo fu colto da gran paura e per non esser visto si nascose dietro una siepe. Ma fu scorto da una delle streghe che gli si av­vicinò dicendo:

“Chi sei? Cosa fai qui?”

Col cuore in gola per la paura, Vincenzo trovò appena la forza di rispondere:

“Sono stato a Benevento per delle compere, e passavo di qui per far ritorno a casa”.

     “Ora che ci sei”, replicò la strega, “rimani un po’ con noi a danzare”.

Il ciabattino accettò l’invito, pensando che un suo rifiuto avrebbe potuto provocare la pericolosa reazione della strega. Ballò a lungo sotto il noce, e lo fece talmente bene che la strega volle premiarlo. Con una sega di ricotta, ella tagliò l’orribile gobba che l’uomo aveva sulla schiena.

Felice come non mai, Vincenzo fece ritorno a casa. Giuntovi, picchiò alla porta d’ingresso. La moglie s’affacciò da una finestra per vedere chi fosse, ma non riconoscendo più il marito, perché mai l’aveva visto senza gobba, non scese ad aprire. L’uomo continuò allora a dar colpi all’uscio creando un tal trambusto da far svegliare tutto il vicinato. Alcuni scesero in strada per vedere cosa stesse accadendo e riconobbero Vincenzo.

Il ciabattino raccontò ciò che gli era successo e come fosse riuscito a liberarsi dell’orribile fardello che fino a quel giorno aveva dovuto portare sulla schiena.

Chi ascoltò con maggiore attenzione la storia di Vincenzo fu l’altro ciabattino Gaetano, anch’ egli gobbo. Gaetano pensò di fare come il collega e così, la settimana successiva, si recò a Benevento. Alla stessa ora dell’amico s’incamminò verso il noce dove diavoli e streghe stavano ballando. Si fece coraggio e si lanciò nella danza. Ma si mosse in modo così goffo e sgra­ziato che le streghe, per punirlo, presero la gobba che aveva­no tolto a Vincenzo e l’attaccarono sul suo petto.

Così il povero Gaetano tornò a casa con una gobba avanti e una dietro.

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Una variante della storia dei due gobbi è in Piperno, Pietro, Della superstiziosa noce di Benevento, alle pg 48/50. Altre varianti in Rotili, Mario, Benevento e la provincia sannitica, Roma, 1958, pg. 158 ; Bonomo, Giuseppe, Caccia alle streghe, Palermo, 1959.LOGOridotto