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Categoria principale: 11 Popolazione e Territorio
Categoria: 11.5 Stradari - toponomastica

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STRADE E PIAZZE DEL CENTRO URBANO

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Introduzione

I toponimi, “ bene culturale immateriale “ da salvaguardare per la conoscenza e la tutela del territorio.

( di Giuseppe Sabatino e Raffaele Sarti )

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   Ci sono vari modi per "leggere" un territorio e per essere guidati alla scoperta della sua storia, uno di questi si rifà alla toponomastica ossia lo studio dei nomi di luogo, così come si sono formati dal punto di vista linguistico, storico o geografico.

   In questi ultimi anni, i toponimi sono oggetto di ricerca da parte di molti studiosi, tutti accomunati dal tentativo di preservarne l’uso o almeno la memoria. Profonde modificazioni, dovute all’abbandono delle campagne, all’urbanizzazione e all’industrializzazione, infatti, fanno correre il rischio che essi siano cancellati con la stessa velocità con la quale muta il territorio.

   Il pericolo è che, non potendoli conservare in uno scrigno, scompaiano col passare del tempo e laddove essi non siano più utilizzati se ne perda addirittura traccia quantunque siano giunti fino a noi, da generazione in generazione.

   Un ulteriore motivo che spinge molti studiosi al recupero della toponomastica antica è dato dal fatto che un’attenta indagine, la quale non può prescindere da una buona conoscenza della realtà indagata, permette anche la comprensione e l’esatta interpretazione dei nomi di luogo e del loro divenire.

   In assenza di quest'ultimo requisito la ricerca sui toponimi quasi sempre porta verso un campo minato, spesso cosparso di insidie che solo gli sprovveduti pensano di superare con agevolezza. E' altresì vero che un approccio il quale voglia indagare sulla stratificazione e interpretazione dei nomi di luogo, se condotto in modo superficiale, approda quasi sempre a fantasiosi e spesso ridicoli risultati.

   Consapevoli di questi rischi, ma forti del bagaglio di conoscenza riguardo alla realtà indagata, abbiamo cercato di condurre uno studio meticoloso sulla nostra toponomastica la quale ci ha portato a riscoprire pagine sconosciute o dimenticate della nostra storia e ci ha convinti sempre più che i nomi di luogo, frutto di una lunga sedimentazione e stratificazione, siano da considerare un «bene culturale», alla stessa stregua dei monumenti o delle opere d’arte che si devono preservare dalla rovina e dall’oblìo.

   In passato, fatta eccezione per alcuni stati preunitari, non vi sono state norme particolari che hanno regolato la materia ed ogni singolo Comune è stato lasciato libero di adottare le denominazioni di strade e di organizzare la numerazione delle abitazioni.

    In generale, specialmente nei piccoli centri, le vie sono state indicate con nomi di persone o famiglie. Ad Altavilla abbiamo così avuto lo burgo delli Lei, delli Gigli o ancora delli Villani. Spesso poi le strade hanno richiamato alla memoria fatti o eventi particolari come quello, per restare sempre ad Altavilla, dell’antico toponimo di casa caduta, rimasto per lungo tempo nel gergo popolare in ricordo di un terremoto che aveva causato importanti danni al patrimonio edilizio della cittadina.

   Un’altra tipologia, adottata in passato nell’attribuzione dei nomi di luogo, è stata poi quella che si è rifatta alla presenza di particolari manufatti nel qual caso, ad esempio, abbiamo avuto ad Altavilla lo ponte della cavallerizza, intendendo per cavallerizza la stalla (cavalli), ossia quel fabbricato menzionato spesso nelle fonti antiche e abbattuto intorno alla seconda metà dell’800 per dare spazio all’attuale piazza, oggi Matteotti.

   Se si considera quali siano stati i criteri di attribuzione di un toponimo, si comprende quindi che ogni luogo, fino ad un passato abbastanza recente, ha custodito un bagaglio di storia che molto spesso ha poi restituito, a distanza di secoli, con informazioni che sarebbero altrimenti scomparse nel caso di perdita del toponimo stesso. Da qui possiamo affermare che le “ strade raccontano” e, se sappiamo ascoltare, “ci parlano “.

   Il degrado che ha riguardato la toponomastica è iniziato, un po’ dappertutto, abbastanza di recente ossia con il dopoguerra, quando cioè è prevalsa l’abitudine, dettata da nobili intendimenti, di cancellare tutti i toponimi “politici”, ossia quelli utilizzati durante il fascismo; in pratica si è attuata una specie di damnatio memoriae.

   Anche Altavilla non è stata da meno al riguardo tant’è che, a guerra ultimata, l’intitolazione della piazza ad Italo Balbo ( oggi Matteotti ) è stata, di fatto, cancellata nell’uso comune, senza fra l’altro che la sostituzione sia mai avvenuta attraverso apposita delibera del Consiglio comunale. In teoria, tale piazza esisterebbe ancora oggi, sebbene tutti ne ignorino perfino l’esistenza.

   A questa fase, che per alcuni risponde ad un revisionismo storico, sulle cui motivazioni si può essere più o meno d’accordo, ha fatto poi seguito un’altra fase che ha invece privilegiato i legami con il nuovo momento storico e che si è caratterizzata per il vezzo di sostituire i toponimi, storicamente coerenti con i luoghi cui erano riferiti, con altri dalle motivazioni molto discutibili.

   In pratica si è andata consolidando la tendenza a disertare i legami con la Storia per seguire invece la logica delle appartenenze, delle simpatie o delle preclusioni ideologiche.

   Per tali ragioni è sempre molto discutibile il vezzo di cambiare i toponimi, soprattutto quando si cancellano nomi che richiamano secoli di storia, legati ad un determinato luogo, sostituendoli, spesso con estrema superficialità, con altri nomi del tutto estranei alle vicende di quel determinato sito.

   Sulla scia di queste mode, anche Altavilla ha fatto la sua parte, oggi come nel recente passato.

   Insospettisce, ad esempio, l’alto numero di caduti nei conflitti mondiali saliti, un po’ dappertutto, alla gloria degli altari toponomastici ; nominativi scelti fra quelli più “meritevoli” dalle gerarchie politiche dominanti le quali però hanno molto spesso sistematicamente escluso altri “eroi” egualmente immolati alle ragioni della guerra, meritevoli di altrettanta attenzione ma le cui appartenenze familiari sono state evidentemente meno influenti rispetto alle altre.

   I limiti riscontrati nell’attribuzione dei nomi, a livello cittadino, sono quindi numerosissimi e anche grossolani: il cambiamento di certe denominazioni è stato spesso deciso senza che il toponimo sostituito fosse mai stato ufficialmente deliberato dal Consiglio comunale oppure sono stati cambiati toponimi antichi già sostituiti con nomi più moderni ma del tutto ignorati. E ancora, alcune strade sono state divise per tronconi trascurando di specificarne nel dettaglio le singole parti, individuando tracciati per nulla attinenti con quelli antichi ( vedi strada San Cosimo ), creando una confusione infinita specialmente nei percorsi laterali che si sono man mano venuti a realizzare nel tempo ecc.

   Va infine aggiunto che, in questa ricerca storica, abbiamo del tutto ignorato le denominazioni delle strade esterne, molte delle quali non hanno mai avuto ufficialmente delle attribuzioni toponimiche, altre corrispondono a toponimi sbagliati perché riferibili a siti diversi, sebbene adiacenti, ecc. Insomma, uno stato di grande confusione, un groviglio senza fine, frutto molto spesso di decisioni grossolane.

   Per alcuni dei toponimi cittadini, specialmente quelli più recenti, poi, non siamo stati in grado addirittura di individuarne gli estremi di attribuzione e ciò soprattutto per l'impossibilità di consultare alcune deliberazioni del Consiglio comunale. A seguito di ciò non si è potuto stabilire, sebbene per pochi di essi, se abbiano mai avuto ufficialmente un’attribuzione toponimica.

   Sulla impossibilità di poter consultare alcune delle deliberazioni, sappiamo per certo che non poche raccolte sono andate distrutte a seguito della presenza ad Altavilla di alcuni individui costretti al soggiorno obbligato i quali, in passato, hanno fatto scempio delle carte d’archivio, spesso utilizzate per l’accensione della legna da ardere per il riscaldamento ! (1)

   Concludere quindi che la toponomastica altavillese sia oggi in uno stato di grande confusione e che contenga vistose contraddizioni, grossolani errori e imperdonabili dimenticanze è forse un eufemismo ma è sicuramente il risultato di un atteggiamento superficiale e molto discutibile adottato nei riguardi della nostra storia patria. E’ anche vero però che questo stato di cose viene da molto lontano e, a motivo di ciò, sarebbe quanto mai utile porre seriamente rimedio.

   E' nostra speranza che questa indagine possa essere utile nella direzione da noi auspicata e soprattutto possa servire a far comprendere la necessità di mettere in campo una gestione culturalmente corretta del nostro patrimonio toponomastico, bene culturale immateriale, che rischia profonde lacerazioni.

(1) Queste persone, costrette ad Altavilla al soggiorno obbligato, trovarono ospitalità presso l’attuale sede comunale dove vissero, per brevi periodi, a stretto contatto con gli ambienti destinati all’archivio storico del Comune (!). Da qui gli scempi cui abbiamo fatto riferimento. Ciò fu possibile perché in quegli anni il fabbricato che ospitava costoro era in completo abbandono e il Comune occupava una sede diversa rispetto ad oggi, propriamente quella detta dell’ospedale vecchio, con ingresso in piazzetta San Leone.

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