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Unita testata

Con gli zolfatari dell'Irpinia

Un lavoro duro e pericoloso - Una vita di stenti e di fame - E i padroni continuano ad ingrassare - "Arrestate il segretario della Camera del Lavoro!"

 

(Nostro servizio particolare)

ALTAVILLA, 14 gennaio.

   In occasione della visita dei delegati sovietici che in Sicilia, si incontrarono con i “carusi” che venivano fuori dalle miniere portando sulle loro esili spalle di ragazzi, appena decenni, fino a venticinque chili di zolfo, si è parlato delle dolorose condizioni di quegli zolfatari siciliani che vivono una vita di pena, di fame, di abbrutimento.

   Ma la vita degli “zolfatari” in Italia è dovunque dura.

   I minatori di Altavilla e di Tufo dipendenti dalla Società Anonima e Industrie Minerarie e dalla Società Anonima Di Marzo richiesero, fin dal a gennaio del '44, un aumento dei salari. Da un anno essi chiedono invano una meschina perequazione, mentre i datori di lavoro, senza bisogno di alcuna autorizzazione, hanno aumentato il prezzo dello zolfo da L. 50,30 al quintale a L. 350.

Una vertenza che dura da un anno

   Dopo aver tentato, inutilmente, di far valere le loro rivendicazioni, i minatori l’11 aprile si astennero dal lavoro.

   Un ufficiale dell' A. C. e l'Ufficio del Lavoro vennero incaricati di svolgere un'inchiesta. L’inchiesta fu portata a terrine, ma dopo un anno nessun miglioramento è stato ancora concesso. L'interessamento dell'Ufficio del Lavoro di Avellino non ha portato a niente ne invero poteva farlo, tanto sono preoccupati i suoi dirigenti più delle sorti dei datori di lavoro che non dei lavoratori.

   I cui interessi stanno invece difendendo solo la Camera del Lavoro di Avellino e il Sindacato Minatori di Altavilla.

Ma questo fatto non è piaciuto ai proprietari delle miniere e il segretario della Camera del Lavoro è stato perciò denunziato come “sobillatore”.

Salari di fame

   Il caporale che lavora nei sotterranei e che è l'operaio di più alta categoria, percepisce un salario lordo di lire 5,86 all'ora. Gli operai di categoria inferiori percepiscono salari più bassi: di lire 3,80 il vagonaro, di L. 3,87 i manovali addetti agli operai qualificati; di L. 4,18 gli operai addetti al forni, di L. 2,05 le donne di prima categoria e di L. 1,70 quelle di seconda, di L. 1,85 i ragazzini inferiori ai 15 anni. Per l'aggiunta di famiglia, che per un operaio che ha quattro o più figli a carico è di L. 3,60, giornaliere, la direzione delle due miniere segue un’originale criterio. Non tiene conto delle reali persone di famiglia a carico di ogni operaio, ma ha stabilito, di autorità, un carico di famiglia per categorie (gli armatori un figlio, i vagonari due. le donne tre, ecc.). Non Se ne possono avere ne di più ne meno.

   Questi i salari di fame degli zolfatari di Altavilla e di Tufo.

   Nelle miniere di Altavilla e di Tufo, si fanno tre turni in ventiquattro ore: dalle 7 alle 15; dalle 15 alle 23; dalle 23 alle 7. Si lavora tutti i giorni e i minatori non sanno che cosa sia giorno festivo o ferie.

Sfruttamento, malattie, infortuni

   Nell'interno delle miniere si lavora alla fioca luce di lampade ad olio o ad acetilene, respirando aria intossicata da anidride carbonica, da idrogeno solforato, da anidride solforosa. Si lavora in preda a una continua tensione nervosa per lo sforzo che si compie e per la consapevolezza dei pericoli che sovrastano, quali incendi, franamenti, intossicamenti. Si lavora per otto ore consecutive inzuppati di umidità, guazzando nell'acqua e nel fango, senza il conforto di bevande o di cibi. Per le condizioni in cui lavorano, un'altissima percentuale degli operai che lavorano all'interno della miniera cadono presto vittime di tremende forme reumatiche, di deformità scheletriche da posizione, di enfisemi polmonari e tutti di rapido invecchiamento.

   Né sorte migliore è riservata agli operai che all'esterno lavorano alla molitura, alla ventilazione, all'insaccamento, alla pesatura e al trasporto nei depositi del minerale. Il pulviscolo che penetra nelle vie respiratorie provoca in questi operai malattie da polveri come la pneumocosi o la bronchite stenotica tossica o l'asma.

   Ricoperti di stracci, con le scarpe bucate, senza abiti speciali, senza tute, privi di scarpe di gomma, scendono nelle miniere a lavorare nel fango, nell'acqua-e nell’umidità.

   Ma il calvario dei minatori non si conclude con queste pene. La manipolazione degli esplosivi, il brillamento delle mine, l'improvviso distacco di blocchi di roccia, la incuria in cui sono tenute le gallerie, hanno provocato, sulla media di 500 minatori della miniera di Altavilla, 230 casi di infortuni nel 1942, 233 casi nel 1943 e 77 casi nel 1° semestre del'44.

   Un lavoro duro, continuo, abbrutente, soggetto a rischi e ad infortuni spesso letali.

   Una vita fatta di stenti, di privazioni, di povertà, di patimenti d'anima e di corpo, di mancanza di cultura e di considerazione, di case antigieniche dove si vive in promiscuità, di tubercolosi che se non si è gia. annidata dentro, sta sempre in agguato per ghermire la preda,

   E del lavoro e delle pene di questi operai, i padroni continuano ad ingrassare.

   Chi vuol lavorare venga, ma con questi salari e in queste condizioni - essi dicono.

   Da Pietrastornina, da Torrioni, da Petruro, da Chianche vengono gli operai facendo ogni giorno, per andare e venire dal lavoro, fno a una ventina di chilometri a piedi; e vengono anche le donne e i ragazzi di dieci anni a lavorare nelle Miniere di Tufo o di Altavilla, a respirare, mangiando, il velenoso pulviscolo giallo.

   Ogni anno trentamila tonnellate di zolfo cavano dalla roccia quei minatori. Così i padroni, nelle loro ville, continuano a ingrassare. Hanno aumentato il prezzo dello zolfo di sette volte. Ma si sono rivolti all'Ufficio del Lavoro, hanno scritto lettere ai loro amici a Napoli e a Roma, hanno pagato degli avvocati per non concedere i miglioramenti chiesti dagli operai. I padroni hanno detto no, e da un anno, la questione non è ancora risolta. Infine hanno concesso un chilo di legumi alla settimana ad ogni operaio e poi hanno detto basta, hanno detto che gli operai stanno bene e non potrebbero stare meglio, e che se la questione ancora esiste è colpa del Sindacato. Durante il fascismo, “sindacato” per i minatori di Tufo e di Altavilla ha sempre significato solo una voce delle ritenute scritte sulla busta paga. E così stava bene, dicono i padroni, non è successo mai niente, allora.

I minatori si difenderanno

   Oggi, il segretario della Camera del Lavoro viene a parlare agli operai, viene a tenere i comizi e dice che i miglioramenti li debbono avere per forza, che sono uomini e non sono bestie, che si debbono organizzare.

   Ecco quello che oggi succede ai padroni delle miniere irpine, che, fingendo di essere spaventati, gridano perciò alla rivoluzione, al disordine, gridano “al bolscevismo”.

   Ma nel frattempo tirano la questione per le lunghe. E per mettere una buona volta tutto a tacere hanno chiesto al Prefetto di Avellino e al Ministero che venga subito arrestato quel sobillatore delle masse che è il segretario della Camera del Lavoro.

   Ma strilleranno inutilmente i padroni.

   Il rappresentante dei lavoratori di Tufo e di Altavilla continuerà a difendere gli interessi dei minatori.

   E i minatori riusciranno ad affermare i loro diritti, organizzati nel Sindacato, che ormai rappresenta la loro forza e non più, come al tempo fascista, solo una “trattenuta” sulla paga.

elle