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Del Re Cronisti

 

Del re Cronistib

 

Falcone Beneventano

 

FALCONE BENEVENTANO

CRONICA (1102 – 1140 )

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   L'anno della Incarnazione del Signore 1134, il mese di marzo, XII dell' Indizione. In questo anno il detto Principe Roberto con due consoli Pisani, cioè Alzopardo e Cane, savi uomini, e con altri quasi mille Pisani, a' 24 di febbraio se ne tornò al suo Principato di Capua; e accolto onorevolmente dal Maestro de' militi napoletani, e dal Conte Rainulfo, tutto narrò innanzi a Papa Innocenzo quello che co' Pisani e co'Genovesi avea fermato e come erasi obbligato con giuramento che egli avrebbe dato tre mila libbre di argento a' Pisani che venivano a soccorrerlo. Queste cose il Conte Rainulfo e il detto Maestro de'militi avendo udite, molto si rallegrarono, e a tutto quello che il Principe dicea prestaron fede; onde senza por tempo in mezzo si mandó a tutte le chiese di Napoli e di Capua, e subito posero insieme il detto danaro. Che altro dirò ? mandarono a' Pisani il tesoro stesso dell'argento, pregandoli che dovessero venir di presente ad aiutarli. E mandarono in quell' ambasceria Gregorio Eletto de' Beneventani insieme con alcuni loro Sacerdoti perché notificassero al Papa, che colà trovavasi, ed ai Pisani le calamità della città di Benevento. Dopo le quali cose, re Ruggiero pervenne a Saleno con quasi sessanta galee tutte bene in punto; le quali subito spedì a batter la città di Napoli, ed essendo entrate, fino nel porto si combattè. I Napolitani prese le armi valorosamente le respinsero ma gl’inimici dopo aver devastato i vicini castelli, fecero ritorno al re. Il quale dopo questi ed altri avvenimenti, messo in piedi un esercito di Siciliani e Pugliesi, venne contro Avellino; e poi mosso l'esercito, in sullo spuntar del giorno, assaltò un castello detto Prata, che era di Guglielmo di Abinalia; avvisando che quello sarebbe stato securo e non apparecchiato contro di sì grande esercito. Or che dirò? in un momento fu preso, e col ferro e fuoco consumato; e sentimmo che furonvi morti e fatti prigioni alquanti cavalieri. Nello stesso giorno poi prese i castelli di Altacoda , Grotta , e Summonte, i quali si apparteneano a Raone di Fragneto. Mentre queste ed altre cose egli facea, Benevento e tutto il Principato di Capua fu preso da gran timore, e noi pregavamo il Salvatore di tutti che con l'usata pietà ci soccorresse. Or quante lagrime, e quanti gridi di Beneventani e Capuani e Napolitani e di tutti coloro che in que' luoghi abitavano, se fossi stato presente avresti udito, o lettore! E noi tutti co' capelli discinti invocavamo il misericordioso Iddio, quando Ruggiero dopo aver preso quelle terre espugnò Palma e Sarno, possessioni del Principe Roberto. Ora il Conte Rainulfo, il Principe Roberto e il Maestro de' militi avendo sentito di tante stragi e invasioni, subitamente si levarono e fecero a voce di banditore e a suon di trombe sollevare tutte le loro città e castella e villaggi , acciocchè chiunque fosse atto a militare, prese le armi, si opponesse a tale e tanto tiranno. Or che indugio più? Attestiamo il Re del cielo che tutti i cavalieri, e i grandi della terra, e i Sacerdoti e chierici, e giovani e vecchi, accorsero e messo insieme un mirabile e potentissimo èsercito, lietamente si affrettavano, e ad al      ta voce diceano: meglio è morire combattendo che vedere i mali delle nostre genti e de' Santi; e poichè si furon raccolti insieme, l'esercito si accampò presso al castello Marigliano, ove in loro aiuto Rolpotone Contestabile di Benevento mandò quaranta cavalieri ecirca mille Beneventani. ll quale avendo saputo come il Conte Rainulfo e il Principe eran così apparecchiati, andò sopra il castello di Nocera, avvisando quello di gran momento per prendere anche il resto, e così acciocchè il Conte non venisse a lui co' suoi pose cavalieri e arcieri presso alfiume Sar     no; mentre il castello di Nocera veniva aspramente battuto dall'esercito. Ma Ruggiero di Sorrento, il quale era stato colà posto dal Principe, con cento cinquanta cavalieri, e molti arcieri e uomini d'arme suoi fedeli, niente per quello che avveniva spaventato, difendea ogni giorno valorosamente il castello. Ma a che dilungarmi in parole? ll castello di Nocera, per tradimento di alcuni amici del re, cadde in costui mano, e simile ottenne quello di Sarno, di Lauro e tutti gli altri. E poichè il detto castello di Lauro fu preso, il Principe e il Conte Rainulfo e il Maestro de' militi gravemente ne furono turbati, e posero insieme da mille cavalieri, e gran numero di fanti per toglierlo al re, ma i loro Baro          ni avendo avuto del danaro da esso re, non li vollero soccorrere, siccome aveano giurato. Onde il Principe gravemente addolorato venne in Napoli e quindi passò a Pisa. Intanto il Conte Rainulfo , avendo saputo la malvagità de' suoi Baroni, e vedendo come non avean potuto resistere a sì potente re, a lui con giuramento si sottomise. Onde Rolpotone Contestabile di Benevento, avendo sentito come il Conte Rainulfo era passato dalla banda del re, tutto addolorato,     al primo di luglio escì di Benevento e se ne venne a Napoli seguito da meglio che mille Beneventani. E scorsi che furon tre giorni, il Contestabile stesso spaventato, messo in punto un naviglio per non cader nelle mani del re, se ne andò a Pisa con alquanti suoi fedeli e due figliuoli; ma mentre navigavano, per divino volere, sopraggiunse una fortuna di mare per la quale la nave si ruppe ed egli con uno de' figliuoli e due suoi seguaci in quella tempesta morì; ma l’altro figliuolo campò. Il re intanto ricevuto il Conte, presa Capua, Aversa e tutto il Principato, andò a Salerno e statovi non molti dì, vittorioso in Sicilia fece ritorno. D'altra parte il falso Pontefice Anacleto venne subito a Benevento e ridotta la città, mercé del re, sotto il suo volere comandò che le case di alquanti Beneventani fossero abbattute. Oltre a ciò il Principe di Capua, che stava a Pisa, fu ricevuto onorevolmente da Papa Innocenzo, e rimase in quella città sino al mese di marzo.

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NOTE E COMENTI

Le Note segnate Pell. sono del Pellegrino, Prat. del Pratilli, N. di Naldi, D. R. di Del Re. Il primo numero dopo quello della pagina indica il verso del testo, il secondo, chiuso tra parentesi, quello della versione, e quando invece del numero vi è una croce, vuoi dire che la nota riguarda il solo testo

P. 226, v. 2 ( 1 ) — Non devi confondere questo Raone con un altro Raone, parimenti signore di Ceppaloni, morto già fin dal 1120, né devi distinguerlo da Rodolfo, come lo chiama Alessandro di Telese, lib. 2, cap. 54, perciocché i Normanni pare fossero stati soliti di proferire questo nome Rao, ancor Rayno, Radolfus ossia Raydolfus e Ranolfus ossia Raynolfus, di cui ora non recherò esempi. Piuttosto qui col confronto del nostro Falcone di rimbalzo noterò che il suddetto Alessandro nel prefato luogo deve esser corretto. Prima egli ha Rodolfo de Frameto invece di de Fraineto; Grintla, Simonto , e Altacunda per Gructa , Submontum e Alta o Alzacauda. Inoltre nel cap. 55 che seguita , come nell' antecedente cap. 25 é guasto nel vocabolo del castello Tressancti, in cui vece ora nell' uno e nell'altro si legge Cressanta, per un error nato da che i Normanni, tirata una lineetta trasversa sopra il maiuscolo C, íl lettore facilmente ingannavano, ed esso C dal T per la forma del tutto somigliante non distinguevano; onde lo stesso Alessandro ancora essendo Abate del monistero Telesino, fu creduto e detto Abate Celesino. E non mi tacerò di osservare che nello stesso cap. 55, debbasi leggere suis proceribus , Barunibusque instanter omnibus mittens e non principi bus (perocchè leggo ancor Procerum presso lo stesso nel medesimo lib. cap. 37 e non Principum) i quali certamente non furono sotto di Rainulfo per altro gran Conte : Falcone in questa pagina dice, che milites, et Proceres e uomini ecclesiasti allora con vennero. Ancora lo stesso nostro Autore in questa stessa pagina si vede manco d' una parola, ove è da leggersi quadraginta equites et mille ferre pedites Beneventanos transmisit: il pedites manca. Pell.LOGOridotto