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Il catasto onciario di Altavilla P.U. (1742-52):

famiglie, clero ed economia in un paese del Regno di Napoli

( di Giuseppe Sabatino e Raffaele Sarti )

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   Nel 1742, a seguito della riforma tributaria (1737) di Re Carlo III di Borbone, viene ordinata e disposta ai fini fiscali, per oltre duemila università (Comuni) del Regno, la compilazione del catasto onciario. I contribuenti vengono suddivisi in sei categorie o meglio classi fiscali: cittadini laici, cittadini assenti, vedove e vergini, chiese e luoghi pii, laici forestieri bonatenenti non abitanti, ecclesiastici forestieri bonatenenti non abitanti.

   Secondo tale riforma ogni capofamiglia era obbligato al pagamento di una tassa detta testatico, una specie d’imposta fissa per ciascun contribuente da cui erano esclusi gli ultrasessantenni e coloro che vivevano civilmente, more nobilium, ovvero secondo la consuetudine dei nobili. Altra tassa era poi quella sul “mestiere svolto” ovvero la cosiddetta oncia di industria che gravava sui soli maschi, a partire dall'età di quattordici anni (fino ai diciotto anni si pagava la metà) e da cui erano esentati quanti non svolgevano lavori manuali ovvero coloro che vivevano di rendite oppure quelli che svolgevano professioni nobili, quelle cioè legate all'intelletto, "che è grazia divina" e quindi non poteva essere tassata; una norma a seguito della quale però il bracciante veniva abbondantemente tassato ed il notaio no. Al riguardo scriveva Giuseppe Spiriti nel 1793 “…il tassar la testa e l’industria del cittadino è lo stesso che indispettirlo, obbligarlo all’infingardaggine…Chi non possiede nulla, nulla convien che paghi. Il prezzo della fatica e del sudore è destinato dalla natura al sostegno della vita dell’uomo, il soggettarlo a tributo è un attentato contro la sua esistenza”.

   Seguivano infine le tasse sui beni dichiarati dopo aver detratto i pesi ossia le passività.

Per poter disporre di un preciso censimento della popolazione, indispensabile per la formazione dei catasti, fu richiesta la collaborazione di tutti i cittadini ma in particolare ci si avvalse dell’ausilio dei Parroci i quali, grazie allo Stato delle anime, disponevano di registri contenenti informazioni precise sulle popolazioni locali visto che registravano, specialmente durante le benedizioni pasquali, i componenti di ogni singolo nucleo familiare riportando tutta una serie di notizie demografiche che costituiscono ancora oggi un patrimonio storico e sociologico ineguagliabile e insostituibile.

   Ad Altavilla uno stato delle anime, dal titolo Liber animarum, fu compilato nel 1732 dal Parroco, Don Pasquale di Roberto, e rappresenta non solo una delle poche fonti superstiti dell’antico archivio parrocchiale, sopravvissuta alle dispersioni e all’incuria degli uomini, ma costituisce anche la fonte più preziosa per qualsiasi ricerca o indagine sulla demografia storica locale. E’ nostra intenzione pubblicare a breve e per intero questa importante fonte, nel contempo ci piace sperare che, nel prossimo futuro, questo documento, insieme a tanti altri, possano rappresentare un’interessante lavoro di ricerca per tesi di laurea di qualche giovane studioso, lavoro per il quale assicuriamo fin da oggi supporto e collaborazione.

   Il lavoro di compilazione del catasto aveva inizio dall’Universitas (Comune) che, dopo una serie di atti preparatori e la costituzione di una commissione ad hoc, doveva invitare ciascun capofamiglia a dichiarare la composizione del proprio nucleo familiare insieme ai redditi in godimento, gli immobili tenuti in proprietà e infine le partite passive: questa dichiarazione costituiva la rivela. Successivamente, l’autorità comunale, attraverso l’apposita commissione, provvedeva quasi in contraddittorio ad una propria valutazione ossia all’apprezzo.

   Seguiva l’atto finale nel quale veniva stabilito, senza ulteriore confronto, il reddito imponibile ossia l’onciario. La valutazione dei patrimoni sia immobiliari che da bestiame o finanziari (per es. da censi attivi), veniva poi stimata in base all'unità monetaria teorica di riferimento, l’oncia, corrispondente a sei ducati. La somma della tassazione in once, di ogni singola categoria, rappresentava infine la collettiva generale di ogni comunità.

   Quello che pubblichiamo in questa sezione è dunque il catasto onciario di Altavilla compilato tra il 1742 e 1755, fonte importante che si conserva in copia presso la nostra Biblioteca Caruso, scrigno che ancora una volta risulta prezioso e che meriterebbe ben altra attenzione che non sia il solito plauso o i soliti riconoscimenti formali e di facciata ma siano invece forme concrete d’impegno e interesse, ormai ineludibili, ad iniziare dalla disponibilità delle risorse umane e finanziarie da lungo tempo sottratte.

   La fonte completa del catasto di Altavilla, costituita cioè dalla rivela, dall’apprezzo e dall’onciario, in cinque volumi, si conserva presso il Grande Archivio di Stato di Napoli, Istituto al quale la Biblioteca Caruso di Altavilla, nel 1983, avanzò richiesta per avere copia di questa importante fonte che oggi si custodisce nella sezione locale in formato microfiche ma anche in cartaceo, rilegata in volumi.

   Un altro nostro catasto onciario, compilato qualche anno dopo, ossia nel 1800 (già pubblicato nel nostro sito), si conserva invece presso l’Archivio di Stato di Avellino (Fondo catasto carolino, 1742.1808 - bb.19) dove è possibile consultare anche i catasti onciari di Avellino, Carife, Casale della Contrada e della Palazza, Castelbaronia, Celzi e Castello, Lioni, Mirabella Eclano, Montecalvo, Montefalcione, Monteforte Irpino, Monteleone, Nusco, Parolise, Petruro Irpino, Santa Lucia di Serino, Trevico e Zungoli.

   Purtroppo i catasti sebbene siano la fonte più importante per lo studio della storia economica e sociale dell’Italia Meridionale, sono anche la meno studiata. Si tratta di una fonte così ricca di informazioni da prestarsi ad una molteplicità di indagini: ricerche demografiche, indagini sulla struttura delle famiglie, sui mestieri, sulla toponomastica, sul paesaggio agrario, sul tessuto urbano ma è una preziosa fonte studiata anche per indagini di natura più prettamente economica, quali la composizione e la distribuzione del reddito, le attività produttive e la relativa stratificazione sociale. Nel catasto, qui pubblicato, abbiamo raccolto e sintetizzato le informazioni di tipo descrittivo, quelle cioè riportate nella scheda originale, in dati numerici in modo da agevolare la comprensione e la sintesi della grande mole di dati che si ottengono dallo studio dell'intera fonte.

   E’ utile infine ricordare che, per facilità nella consultazione del nostro catasto, gli elenchi di persone sono stati da noi riportati per cognome e quindi in ordine alfabetico, contrariamente a quanto si trova nel testo originale dove invece gli elenchi sono disposti per nome cui segue il cognome.

   Per alcuni cognomi consigliamo, infine, di effettuare la ricerca tenendo in considerazione la corruzione alla quale alcuni di essi sono stati soggetti; la voce “Camerlengo” ad esempio può trovarsi come Camerlingo, Camerlenga (se riferita ad una donna), Severino cambia spesso in Severini, Villano in Villani, Gaeta in Gaita, ecc.

Attenzione : Le schede di ciascuna famiglia (fuoco) sono state divise in stringhe ognuna delle quali riporta in alto un titolo (ad es. componenti del fuoco, ecc.).Per una migliore comprensione dei dati ti consigliamo di leggere quanto riportato appresso

Componenti del “fuoco”

In passato la definizione di fuoco fu quella utilizzata in tutta l’Europa occidentale ossia “un gruppo di persone che dormiva sotto lo stesso tetto e mangiava alla stessa tavola”.

    E’ questa la sezione di natura demografica che rappresenta un vero e proprio stato di famiglia, con indicazione di sesso, età e attività lavorativa dei singoli membri, con l’aggiunta dei conviventi, se pure estranei alla parentela, o di quelli registrati in altri fuochi (ad esempio le figlie sposate). È utile ricordare che nelle norme previste per la compilazione del catasto non venivano censite alcune categorie della comunità locale, come quella che viveva in “esiguità di reddito”. Non risulta tuttavia che questa norma sia stata messa in campo ad Altavilla considerato che viene addirittura riportato un fuoco abitante in un “pagliaro”, evidente testimonianza di estrema povertà. Ciò fa ritenere insomma che nella cittadina non vi siano stati fuochi non censiti per causa di estrema povertà.

   La popolazione è, in generale, giovane e si presenta -sommariamente- così distinta :

  1. L’età media varia intorno ai 24-25 anni;

  2. La presenza di bambini di età non superiore ai 6 anni è consistente ed esprime quindi una elevata natalità ma anche una grande mortalità considerata la popolazione nella sua totalità.

  3. Molto limitata è la presenza degli ultrasessantenni.

A conferma poi di quanto già accertato per altre comunità risulta smentita una diffusa convinzione, quella secondo la quale la famiglia rurale, in passato, avesse sempre carattere esteso e non nucleare. E’ vero invece il contrario vista la frequenza e la maggioranza di famiglie nucleari. La famiglia estesa è sì presente ad Altavilla ma si accompagna sempre alla ricchezza e alla consistenza patrimoniale, più benestante è il fuoco e più estesa e aperta è la famiglia.

Beni posseduti

(abitazione, vani diversi, terreni, bestiame, beni in comune, proventi vari)

In questa sezione sono dapprima descritti gli immobili urbani utilizzati come abitazione del fuoco. Troviamo cioè le case tenute in fitto o in proprietà (la maggioranza !), spesso descritte a un solo piano, a due piani, con o senza orto contiguo, palaziate o solariate. Sono poi elencati i vani diversi – cosa distinta rispetto all’abitazione - spesso utilizzati come depositi o cantine oppure concessi in fitto. Infine c’è la voce altri fabbricati

Segue il quadro dei terreni di proprietà o considerati tali, salvo quando viene specificato diversamente nel riquadro “modo di possesso” nel qual caso si tratta quasi sempre di terreni avuti a seguito di censi, soprattutto enfiteutici, di solito dovuti al feudo o alla Chiesa ( Per i contratti di enfiteusi leggi nella sezione e-book : Caruso, Angelo – Contratti agrari ed enfiteusi attraverso il codice diplomatico amalfitano – in “Rassegna del Centro di cultura e storia amalfitana” – dicembre 2019 N.S. – pag. 11 / 44 ).

La descrizione dei fondi rustici consente un’esatta ricostruzione del paesaggio agrario e delle colture prevalenti. Ben descritto è anche il livello di sfruttamento e di resa dei terreni, il tipo e la presenza di manufatti, in particolare masserie (molto rare), l’assetto della rete viaria la quale si presenta particolarmente fitta e ben strutturata, la proporzione con l’incolto produttivo ma anche i processi di “erosione” del latifondo che si tende tuttavia a non smembrare come si evince da un nostro studio condotto sugli atti notarili dell’epoca. Un dato interessante è il fatto che i confinanti dei terreni rientrano spesso nella parentela e ciò fa ritenere che questa cosa sia il frutto di una ricercata solidarietà familiare. Riguardo alla misurazione e all’estensione dei terreni c’è da dire che di sicuro è tutto molto approssimativo visto che nel quotidiano non si misuravano mai i fondi ma si ricorreva ai cosiddetti “esperti agrimensori” che per esperienza stimavano il valore del terreno e la capacità espressa in moggi ( il moggio equivaleva a 0,34293 ettari; nella pratica quotidiana, su una superficie piana, corrispondeva a 30 passi e ciò per tutti e quattro i lati ( un passo agrario equivaleva a circa 1.95 metri).

Riguardo al bestiame è confermata una modesta presenza di ovini ma anche una discreta presenza di somari oltre ad un buon numero di buoi, utilizzati soprattutto per l’aratura dei terreni. Da ciascun animale si ricavava da un tomolo e mezzo fino a tre di grano. Nella valutazione della rendita si calcolava un tomolo di grano (circa 55 kg.) alla ragione di 8 carlini, tenendo anche presente che per i buoi concessi a società la rendita o la perdita si ripartivano per 1/3 al proprietario e per 2/3 all’altro soggetto ( Cerca in questo sito la voce soccida ma anche la norma LXIV dei capitoli/statuti dell’anno 1576 ).

Sempre riguardo al bestiame, piuttosto diffusa è poi la presenza di maiali, spesso riportati con il nome di vero. Si tratta del suino nero casertano, dalle carni incredibilmente saporite, un ceppo autoctono italiano, fra i più antichi dell'Italia meridionale, allevato ad Altavilla almeno fino alla metà del secolo scorso e poi scomparso per la presenza massiccia di grasso ovvero lardo che oggi è diventato per molti quasi un tabù.

Per i beni in comune c’è da dire che molti terreni vengono presi in fitto o condotti con altri soggetti, spesso fratelli o soci. Nei proventi vari invece rientrano tutte le altre fonti di reddito imponibile che non erano né terreni e né abitazioni, rendite derivanti in generale da censi, da annue entrate, da capitali investiti nel commercio o in qualche attività industriale.

Rendite e pesi

Accanto agli immobili urbani e ai fondi agricoli, usati in proprio o concessi a terzi a titolo oneroso attraverso fitti o canoni, vi è poi la gestione dei capitali, la tassazione dei i relativi proventi e infine i debiti per le cause più diverse come capitali in prestito, obblighi di maritaggi o di messe da celebrare, censi passivi o canoni da pagarsi agli enti ecclesiastici e al feudatario e da interessi su capitali presi in prestito.

In questa voce inoltre troviamo descritte le rendite da terreni derivanti da quei terreni già elencati in precedenza. Nella stringa abbiamo riportato sia quanto dichiarato dal possessore nella rivela sia quanto invece risulta dall’onciario. E’abbastanza evidente che molto spesso le cifre dichiarate sono quasi sempre inferiori alla realtà poi effettivamente tassata. Ciò significa che il controllo sociale nella cittadina rendeva difficile certe se pur piccole evasioni.

Riguardo ai pesi su terreni si tratta del passivo che dava diritto a un detrazione fiscale. Sicuramente molti contribuenti più che diminuire le rendite aumentavano i pesi, quasi sempre censi, difficilmente verificabili perché solitamente riscossi dagli enti ecclesiastici. Chiude la scheda la voce pesi divesi ossia quelle passività che nella maggior parte dei casi facevano riferimento a interessi pagati ( al 7 – 8%) a causa di qualche debito.

                   Categorie di contribuenti censite nel catasto di Altavilla:

- Cittadini abitanti

- Vedove e vergini in capillis (nubili)

- Ecclesiastici secolari cittadini      

- Forestieri abitanti                           

 - Forestieri bonatenenti                   

 - Luoghi Pii cittadini                         (prossimo aggiornamento)

 - Luoghi Pii forestieri                       (prossimo aggiornamento)

 - Feudatari                                        (prossimo aggiornamento)

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 Il catasto onciario, qui riportato, è il frutto di una ricerca realizzata a più mani, durata quasi due anni. Di questo lavoro siamo particolarmente orgogliosi anche perché una eguale ricerca, per altre città, è del tutto assente nelle migliaia di pagine di storia patria pubblicate in rete da enti culturali o strutture istituzionali italiane. Molto invece è stato pubblicato in cartaceo.

 Si tratta di un lavoro enorme per il quale sono state impiegate migliaia di ore di lavoro e studio.

   Nello specifico :

  •  Domenico Raffaele e Raffaele Sarti :trascrizione e aggregazione in serie dei dati;

  •  Giuseppe Sabatino : elaborazione dei dati e inserimento in rete.

   Fatta questa premessa vale la pena ricordare che altavillahistorica perseguirà coloro che utilizzeranno i contenuti di questo lavoro a scopo di lucro o chi commette il reato di plagio. Altavillahistorica consente invece a chiunque di riprodurre, pubblicare e utilizzare singoli contenuti del lavoro di ricerca a condizione che siano menzionati il sito e gli autori, tenendo presente che le “citazioni” sono codificate in regole ben precise e vanno riportate nel modo corretto. Chi si elegge a “scrittore” dovrebbe conoscere e imparare una buona volta queste regole visto che ad oggi, fatte pochissime e debite eccezioni, c’è molta superficialità e approssimazione.

   Per quanti volessero approfondire curiosità o aspetti particolari del nostro catasto consigliamo la lettura di un lavoro diventato un classico sull’argomento. Si tratta di due volumi posseduti anche dalla nostra Biblioteca collocati nella sezione di storia locale, ovvero :Il Mezzogiorno settecentesco attraverso i catasti onciari / Centro studi Antonio Genovesi per la storia economica e sociale. Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1983”.

Ovviamente, è possibile reperire questi volumi anche presso : Biblioteca Provinciale di Avellino, Biblioteca dell’Archivio di Stato di Avellino, Biblioteca Centralizzata dell’Università del Sannio e presso tante altre biblioteche italiane.