Estratto da una lettera inviata da Mario Salvitti
Al sig. Presidente Associazione Naz. Combattenti
ALTAVILLA IRPINA
OGGETTO: Battaglie di Sahati e Dogali (1), 25 e 26 gennaio 1887. Medaglia D'argento al V.M. Baldassarre Francesco, n. a Altavilla il 20.06.1865 -
Come è noto, il 26 gennaio 1887, al confine tra l'Etiopia e l'Eritrea, un battaglione di cinquecento soldati italiani (guidato dal ten.col. Tommaso De Cristoforis, di Casale Monferrato), venne attaccato e annientato da circa 10.000 lance abissine.
II tristissimo evento colpì profondamente il popolo italiano.
Nei giorni e nei mesi successivi alla funesta notizia, in numerosissime chiese vennero celebrati riti funebri con addobbo di catafalchi ricoperti di drappi di velluto, fiori e immagini di alcuni di quei militari caduti; vennero pronunciate vibranti omelie e, in moltissime località della penisola. le locali Amministrazioni Comunali realizzarono, d'intesa con la cittadinanza, lapidi e altri monumenti a ricordo di quella tragica battaglia.
Basti pensare che i "cinquecento di Dogali" vennero subito paragonati ai TRECENTO SPARTANI GUIDATI DAL GENERALE LEONIDA che, secondo quanto riportato nei libri di storia, vennero decimati dal poderoso esercito del condottiero persiano Serse.
Nel mese di giugno del 1887 si tenne a Roma una imponente manifestazione alla quale parteciparono moltissime Autorità Civili, Militari e Religiose dell'epoca, alla presenza di S.M. il Re e la Regina.
In quell'occasione venne intitolata ai Caduti di Dogali la piazza antistante alla Stazione Termini "PIAZZA DEI CINQUECENTO" e venne eretto un OBELISCO a loro futura memoria.
Il governo dell'epoca, data la massima importanza dell'evento, concesse, nel giro di pochissimi giorni ben CINQUECENTO MEDAGLIE D'ARGENTO a quei Caduti e una MEDAGLIA D'ORO al loro comandante, ten. col. Tommaso De Cristoforis.
A tutto ciò deve aggiungersi che quei soldati diedero RARA E SUPREMA PROVA DI CORAGGIO che catturò l'attenzione di celebri artisti dell'epoca che nei loro pregevoli dipinti raffigurarono le ultime fasi della battaglia.
Ma che cosa contribuì a far entrare nella leggenda gli ultimi istanti di vita di quei ragazzi?
. E' presto detto.
II capitano Gennaro Antonio Tanturri, di Scanno (AQ) si trovava al forte di Monkullo quando, da quel forte medesimo, partì la colonna mobile del ten. col. De Cristoforis.
II giorno dopo, Tanturri venne incaricato di prestare soccorso alla predetta colonna mobile ma quando, dopo ore di faticosa marcia, giunse nei pressi di Dogali, l'eccidio era ormai compiuto.
E' rimasta celebre la frase che egli scrisse nel suo doveroso rapporto ai superiori: "I MORTI DI DOGALI ERANO CADUTI AL LORO POSTO COME FOSSERO ALLINEATI"
Che cosa, dunque, era accaduto nelle ultime fasi concitate della battaglia?
Era accaduto che quei giovani, circondati da ogni parte da migliaia di abissini, senza più munizioni e senza più alcuna speranza di salvare la vita, PRESENTARONO LE ARMI AI COMPAGNI MORTI SUL CAMPO, in segno di saluto e di rispetto. Poi, inesorabilmente, vennero sopraffatti nella mischia furibonda.
Ho cercato di riassumere velocemente i fatti e le loro conseguenze a livello nazionale.
Per molti anni successivi a quel disastroso evento le lapidi sparse sul territorio della penisola furono oggetto di periodiche Commemorazioni, poi, pian piano, i fatti di Dogali caddero nell'oblio del tempo.
Nell'anno 2007, però, qualcosa di importante è accaduto.
La nostra Amministrazione Comunale (Lanciano è città Medaglia d'Oro al V.M.), insieme al locale Gruppo Alpini, con grande sensibilità e profonda umanità (previe ricerche storiche del sottoscritto), provvide al ripristino di una prestigiosa lapide dedicata ai Caduti di Saati e Dogali (realizzata da un noto scultore di Orsogna nel 1887) nel quartiere di Santa Chiara, proprio nel luogo dove una volta esisteva una caserma, da dove molti militari del circondario partivano per le lontane colonie.
Alla manifestazione, presero parte Autorità Civili, Militari e religiose, Rappresentanti di Associazioni Combattentistiche, d'Arma e di Volontariato e, in particolar modo, di tanti Comuni italiani che diedero i natali a quei ragazzi (molti dei quali, provenienti dalle Puglie, dal Veneto, dalle Marche, dalla Toscana, dall'Abruzzo...ecc.), oltre, naturalmente, a gran parte della cittadinanza.
Finalmente per la prima volta dopo molti anni, nel 120° anniversario da quei fatti dolorosi tutti coloro che persero la vita in quella disastrosa battaglia poterono essere ricordati.
Perciò dal 2007, si svolge qui a Lanciano una cerimonia semplice, ma significativa, che prevede la deposizione di una corona di alloro ai piedi di quella preziosissima lapide che raccoglie un piccolo tassello di memoria del passato.
Quest'anno, il Presidente della Repubblica on. Giorgio Napolitano ha destinato ai Caduti di Saali e Dogali una speciale edizione del Tricolore.
***
Premesso quanto sopra, risulta, da ricerche effettuate presso l'Archivio di Stato di Avellino, che il Decorato indicato in oggetto ha preso parte alla battaglia di Dogali.
Le chiedo gentilmente di voler valutare la possibilità di promuovere iniziative in suo ricordo (es. intitolazione di una strada) che possano riportare alla luce la sua luminosa e leggendaria figura. Ciò al fine di consentire ai concittadini di apprendere la toccante storia di un umile soldato.
(1)
http://it.wikipedia.org/wiki/Battaglia_di_Dogali
La Battaglia di Dogali fu combattuta tra le truppe del Regno d'Italia e le forze abissine durante la prime fase di espansione italiana in Eritrea.
La premessa alla battaglia
La mattina del 25 gennaio 1887 il maggiore Boretti, comandante italiano del forte di Saati, dopo aver respinto il giorno precedente un assalto di circa 25.000 abissini con soli 1167 uomini (dei quali 1000 eritrei e 167 italiani) e due batterie di artiglieria, che causarono gravi perdite tra le file indigene, si rese conto che non avrebbe potuto resistere ad un altro attacco visto che al forte scarseggiavano viveri e munizioni. Così chiese rifornimenti al forte di Moncullo.
La battaglia
La mattina del 26 partirono i rifornimenti di generi alimentari, munizioni e venne inviata anche una colonna di rinforzo, formata da 548 soldati, comandata dal tenente colonnello Tommaso De Cristoforis.
La colonna fu però avvistata da alcuni guerrieri etiopici vicino alla località di Dogali.
Ras Alula, generale abissino e signore di Asmara, invece di riprendere l'attacco del forte di Saati decise di assaltare la colonna in movimento.
Nella stessa mattina la colonna fu attaccata da circa 7000 abissini. Gli italiani ripiegarono su una collinetta che si affacciava sulla valle e resistettero fin quando non terminarono le munizioni e a quel punto si arrangiarono come meglio poterono. Dopo quattro ore di combattimenti la colonna fu completamente travolta con lo stesso De Cristoforis che perì sotto le lance abissine.
Successivamente fu mandata una nuova colonna in aiuto a De Cristoforis che tuttavia arrivò, a battaglia conclusa, trovando solo qualche ferito superstite. Da parte italiana si salvarono solo un ufficiale e 86 soldati, mentre gli etiopi ebbero qualche centinaio di morti.
In Italia vennero anche costruiti dei monumenti in onore dei soldati caduti come ad esempio "Piazza dei Cinquecento" a Roma che venne nominata così per i circa cinquecento italiani che presero parte alla battaglia.