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TERREMOTO

Anno 1732

Il terremoto del 1732 nell’Irpinia e nel Beneventano in una “ Relazione “ del 10 dicembre di quell’anno

(Alfredo, Zazo. In : Samnium , 1956, pag. 229)

 

“ Avendo il Signore Iddio per giusti suoi giudizi la mattina de' 29 del mese di Novembre di questo corrente anno 1732 alle ore tredici e mezza, fatto sentire a questa Città di Napoli ed in alcune Provincie del Regno, il gran flagello di un terribilissimo terremoto che per la durata e gagliardezza, non se ne ricorda il simile... Ma il danno maggiore si sente accaduto nella Provincia chiamata di Principato Ulteriore, ove la città di Ariano è stata tutta distrutta, a riserva di pochissimi edifici i quali sono rimasti talmente aperti che sono inabitabili. Di dodici parrocchie, sei chiese di Religiosi e circa trenta altre chiese della città, non vi è rimasto luogo da potersi celebrare la Santa Messa o amministrare al Popolo i SS. Sacramenti il che si fa dentro alcune grotti. in una delle quali vengono custodite le religiose claustrali benedettine. scampate al flagello, alle riserve dì quattro che restano estinte sotto del caduto loro Monistero. E sebbene il numero dei morti in essa Città. oltre de' storpi, non ascendono secondo le ultime notizie che a centosessanta, ciò è stato perchè nel tempo accadde il terremoto, la gente si trovò uscita per le campagne.   La terra di Bonito è anche rovinata del tutto e centocinquanta morti e trecento feriti; e sentendosi ivi di continuo scuotere la terra. la gente atterrita vive per la campagna oppressa dalla neve. La stessa disgrazia sì sente accaduta nella terra detta la Pietra de Fusi, con morte di circa cento persone. Carifi nella stessa forma e fra i morti si conta quel marchese di Casa Capobianco con la moglie e figli, oltre a due altri figli del duca di Colle Corvino, Miro. Mirabella è anche rovinata con molta mortalità. Apice è pure a terra e fra i morti si annovera quell'arciprete che trovandosi a celebrare la santa Messa, precipitò la chiesa e morì con tutti quelli che l'ascoltavano.

Montefusco, Flumeri, Torella, S. Mlango, Mercogliano, Arpaia, S. Barbaro, due casali di Montella, Guardia Lombarda, S. Angelo dei Lombardi, Grottaminarda, Gesulado, Lioni. S. Giovanni, Teora, Calabritto ed altre moltissime terre, hanno patito colla rovina delle abitazioni e morte di più persone. E le terre di S. Giorgio, Atripalda, Montemiletto e Monteaperto, sono state tutte accaggionate nelle fabbriche, ma senza mortalità. In Montesarchio sono precipitate quattro chiese ed alquante case e le altre rimaste lese; ed in Montecalvo si sente accaduto il simile. La città di Benevento ha patito al sommo negli edifici, con due soli morti, ma quella di Avellino è una delle maggiori che ha inteso il flagello del terremoto e per la rovina degli edifici e per la mortalità, sebbene è stata una somma ventura di quei disgraziati cittadini, l'aver sortito padrone di viscere sì pietose, che portatosi colà non lascia di continuo assistere allo scavo di morti o moribondi vassalli, soccorendo questi e tutta l'altra miserabile gente col proprio danaro, facendo anche porre in salvo la suppellettile che si recupera dì sotto delle pietre e con far diroccare le cadenti fabbriche affinché non cagionassero danno maggiore” (1).

  1.  A.S.P.B.. Fogli vol., II ( Relazione del Tremuoto intesosi in questa Città di Napoli ed in alcune provincie del Regno nel dì 29 novembre 1732 ad ore tredici e mezza, Napoli, 1805 )

                                                                                                                      

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