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Hieronymus Bosch, Paradiso. Ascesa all'Empireo (1500-1504)
  Nel Paradiso, Dante descrive l’Empireo come il più alto dei cieli…. pien di letizia…. che trascende ogni dolzore...... Qui, risiedono gli eletti.  
 
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Premessa al ricettario altavillese: elogio al brodo di gallina e divagazioni umoristiche con test di “introspezione gastronomica”
  
    Per gli aristocratici del gusto, il brodo di gallina, ingrediente principe della più antica ricetta altavillese del ‘600, rappresenta una delle espressioni più blasonate del  buon mangiare. E sebbene molte persone considerino ciò quasi una bestemmia, rivendico l’appartenenza alla categoria degli amanti del brodo e del bollito, e non solo per le mie origini in parte romagnole (ma anche salentine) in ossequio alle quali i cappelletti o i passatelli rappresentavano a casa mia la pietanza della festa. Ora, a parte questa ammissione, a sostegno della quale non mi dilungo affatto così come non mi soffermo a biasimare coloro che disdegnano un buon brodo, forse perché ignari consumatori di brodaglie realizzate senza cura, alla svelta e probabilmente con pentola a pressione ( !!!! ), di certo il brodo di gallina o si odia oppure lo si ama, come avviene per i buongustai.
   Una volta che ho dichiarato da quale parte io stia, sarebbe opportuno che coloro i quali volessero condividere il progetto di recupero del nostro patrimonio gastronomico si sottoponessero, prima di ogni altra cosa, scherzosamente, al test che segue. Si tratta di una sorta di “introspezione” gastronomica, del tutto personale, necessaria perché ciascuno possa rendersi conto di quanto humor sia portatore sano, peculiarità tipica dei buon gustai, ed in quale misura sia lontano dalla categoria più ambita nel test, quella dei generosi e degli altruisti ovvero gli aristocratici del gusto,posizionati nell’Empireo degli eletti. Volendoti sottrarre a questa semplice applicazione rischi di fare un viaggio con dei compagni con i quali non hai alcuna affinità, ad esempio il piacere di gustare un buon brodo di gallina! Attraverso la consapevolezza di ciò che mangi, come mangi e in che modo scegli gli ingredienti del tuo pasto puoi infatti comprendere chi effettivamente tu sia e quale sia l’”ordine” oppure, a dirla con Dante (Paradiso), il cielo al quale appartieni. In parole povere: una volta individuata l’appartenenza, se rientri nell’empireo degli “aristocratici del gusto” allora puoi considerare di aver brillantemente superato il test; nel caso invece tu ne risulti escluso ma, attraverso la conoscenza, con umiltà e modestia, aspiri a far parte di questa élite, allora puoi ancora sperare di essere dei nostri.
                                                                                              Raffaele Sarti
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